Emmanuel Macron e Sebastian Kurz rispondono alle domande dei giornalisti alla fine del vertice (foto LaPresse)

Sui migranti i leader europei dicono quello che Conte non può dire: non c'è nessun accordo

Luca Gambardella

A vertice appena concluso Macron, Merkel e Sanchez già si sfilano dagli impegni che, in fondo, non hanno mai sottoscritto

Mentre in conferenza stampa Giuseppe Conte diceva ai giornalisti di essere soddisfatto "all'80 per cento" dell'accordo raggiunto nella notte sui migranti, uno a uno gli altri paesi europei hanno cominciato a sfilarsi dagli impegni che, in fondo, non avevano mai sottoscritto. Nemmeno il tempo di concludere ufficialmente il Consiglio europeo e in rapida successione sono arrivate le dichiarazioni di Germania, Belgio, Francia e Spagna che hanno spento l'entusiasmo di Conte: i centri controllati dei migranti – quelli previsti dal punto 5 del documento finale – non si faranno nei nostri paesi, hanno detto.

 

Il primo a esprimersi è stato il premier belga Charles Michel, che su Twitter ha ricordato come le regole di Dublino non siano cambiate tra ieri e oggi. Pertanto, "la responsabilità del primo paese resta, tanto più ora che il numero degli sconfinamenti è modesto". Poi è stata la volta del primo ministro spagnolo, Pedro Sánchez: "I nuovi centri per i migranti non si faranno in Spagna. Noi ne abbiamo già e funzionano benissimo". E ancora, è stata la cancelliera tedesca Angela Merkel a moderare gli entusiasmi italiani, ricordando che al vertice non si è raggiunta alcuna intesa sul punto che il governo tedesco riteneva il più importante, quello sui movimenti secondari (quelli dei migranti che arrivano in altri paesi europei nonostante siano registrati in quello di primo arrivo). "Ne ridiscuteremo insieme alla possibilità che la Germania accetti, su base volontaria, di partecipare alla redistribuzione dei migranti". Merkel ha così ricordato a Conte che la ripartizione tra gli stati membri dei richiedenti asilo avverrà solo su base volontaria e andrà solo a beneficio di quei paesi che accettano di aprire i cosiddetti centri controllati.

 

Un altro punto di debolezza dell'accordo, apparentemente sfuggito a Conte ma non ai suoi colleghi europei, è che questi centri saranno costruiti nei paesi che già assorbono il peso maggiore degli arrivi sulle coste europee, come l'Italia. "Non è scritto da nessuna parte", ha detto il premier italiano in conferenza stampa rispondendo a un giornalista. "Certo – ha poi ammesso – è difficile immaginare che i migranti appena sbarcati in Italia siano trasportati in aereo nell'Europa del nord".

 

Infine sono arrivate le parole del presidente francese Emmanuel Macron: i centri di accoglienza "vanno fatti nei paesi di primo ingresso, sta a loro dire se sono candidati ad aprirli. La Francia non è un paese di primo arrivo", è stata l'ovvia constatazione di Macron, che ha lasciato nell'imbarazzo il premier italiano: "Forse il collega francese era stanco", ha detto Conte in conferenza stampa. "Non mi fido delle parole, voglio vedere i fatti", aveva dichiarato stamattina il vicepremier Matteo Salvini al termine del vertice. Ora per Conte non sarà facile spiegare che a Bruxelles non ha raccolto molto più di qualche vaga promessa.

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.