Il giornalista russo anti-Cremlino Arkadi Babchenko (al centro), il capo dei servizi ucraini Vasyl Grytsak (sinistra) e il procuratore generale Yuri Lutsenko (foto LaPresse)

Cosa non torna nella finta morte del giornalista russo

Micol Flammini

Dopo aver svelato il trucco, Arkadi Babchenko ha scritto su Twitter: “Ho promesso di morire a 96 anni dopo aver ballato sulla tomba di Putin. Farò in modo che succeda”

Roma. Arkadi Babchenko non è morto. La moglie lo aveva trovato in una pozza di sangue fuori dalla porta di casa a Kiev, lo aveva visto salire moribondo sull’ambulanza e poi i medici e la polizia erano tornati indietro per dirle che era morto durante il tragitto. Nessuno credeva davvero che le indagini avrebbero consegnato il nome di un colpevole, girava un identikit a matita. Il presunto assassino che tutti cercavano per le strade della capitale ucraina, intorno al quartiere Dnipro, era ritratto con un cappellino in testa, barba e bavero alzato. Kiev accusava Mosca e Mosca accusava Kiev e poi in una conferenza stampa trasmessa ieri da una televisione ucraina, Babchenko era lì, in diretta. Senza ferite, era vivo: “Olechka chiedo scusa soprattutto a te”.

     

    

Il capo dei servizi segreti ucraini, al suo fianco, ha detto che il finto omicidio era stato orchestrato per evitare che il giornalista morisse davvero: “Secondo le informazioni che avevamo ricevuto, i russi avevano ordinato la morte di Babchenko”. Martedì sera la polizia di Kiev aveva comunicato al mondo la morte del giornalista, fuggito da Mosca più di un anno fa, dopo aver ricevuto delle minacce di morte. Il reporter era uno dei principali critici del Cremlino, inserito nella lista nera dei “russofobi” stilata dalla tv Tsargrad. Ieri i servizi segreti ucraini hanno raccontato che stavano preparando l’operazione da due mesi e la finta morte del giornalista avrebbe portato alla cattura di un uomo. Affermazioni molto vaghe e dai dettagli che emergono in conferenza stampa non si capisce secondo quale strategia dichiarare morto Babchenko, inscenare l’omicidio, la pozza di sangue, i tre colpi di pistola alle spalle e la fuga in ambulanza abbia aiutato a catturare chi voleva il giornalista morto.

   

Secondo i servizi di Kiev, le forze di sicurezza russe avrebbero reclutato un cittadino ucraino e gli avrebbero affidato il compito di trovare un sicario, al quale offrire trentamila dollari per uccidere Babchenko. Il passaparola troppo rapido e poco accorto è giunto alle orecchie dei servizi segreti. Il giornalista sarebbe stato avvisato un mese fa e convinto che l’unico modo per far uscire allo scoperto i cospiratori fosse un falso omicidio. Il presidente Petro Poroshenko ha promesso di proteggere il reporter e la sua famiglia, Mosca continua ad accusare Kiev e Kiev ad accusare Mosca, il Cremlino ha parlato di “un effetto propagandistico”. Quando il giornalista si è presentato in conferenza stampa, qualcuno ha sussultato, altri hanno applaudito: “Ho seppellito molti amici e colleghi e so la sensazione nauseante che avete provato, mi dispiace”.

  

   

Nel 2006 Babchenko aveva scritto un libro One soldier’s war, in cui raccontava l’esperienza della guerra in Cecenia, in cui il giornalista aveva combattuto prima nel 1995, poi nel 2000, quando tornò a Grozny da volontario. Nel 2017 il giornalista aveva lasciato la Russia dopo aver ricevuto delle minacce per un post su Facebook in cui scriveva di non provare dolore per la morte dei componenti del coro dell’Armata rossa, che il 25 dicembre di quell’anno viaggiavano verso la Siria a bordo di un aereo schiantatosi nel mar Nero. Nell’attesa che la polizia aprisse il caso – mai aperto – contro di lui, era fuggito prima a Praga, e poi a Kiev.

   

   

Mentre veniva inscenata la morte di Babchenko, la moglie era in bagno. Lei ignara di tutto – così ha lasciato intendere lui –, lui con un incredibile sangue freddo, come si addice a un ex soldato. Ieri, dopo aver svelato la finzione della sua morte, ha scritto su Twitter: “Ho promesso di morire a 96 anni dopo aver ballato sulla tomba di Putin. Farò in modo che succeda”.

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