Elaborazione grafica Il Foglio

Merkel e Macron sono le ultime sponde di Putin in Europa

Daniel Mosseri

L'esperto Kortunov ci spiega la politica estera del Cremlino con un occhio del Cremlino

Berlino. “Un dottore chiama il suo paziente. 'Pronto, ho due notizie per lei: una è brutta, l'altra terribile'. 'Mi dica prima quella brutta'. 'Dalle sue analisi lei risulta gravemente ammalato e se non la operiamo entro tre giorni, morirà. 'E quella terribile?'. 'Sono tre giorni che cerco di rintracciarla al telefono'". Comincia così, con una barzelletta in voga in Russia, l'incontro con Andrey Kortunov presso la sede berlinese del Dialogue of Civilizations Research Institute. Una battuta per rompere il ghiaccio ma anche per arrivare subito al cuore degli attriti fra occidente e Russia: la mancanza di comunicazione. Ai tempi della guerra fredda non era così, ricorda il direttore del Consiglio russo per gli affari internazionali (Riac), e di questo passo rischiamo di giocarci anche la tenuta dei trattati Start sul disarmo.

 

Il grande gelo sceso fra Mosca e l’ovest non fa perdere a Kortunov il gusto della provocazione. “Sono arrivato a Berlino da Vienna: ero contento di trovarmi in Austria, un paese neutrale, in queste ore in cui l'incidente militare fra Usa e Russia nel Mediterraneo è stato sfiorato”. La tensione è alle stelle, la Siria è il nuovo teatro di una battaglia per interposta milizia e l'Europa non sa come muoversi. Eppure è dall'Europa (e soprattutto dalla Germania di Angela Merkel) che, secondo l’accademico russo, deve ripartire il dialogo. In apparente contraddizione, Kortunov stende un tappeto rosso alla cancelliera ore dopo che la stessa ha messo il gasdotto Nord Stream 2 nel congelatore, dicendo che il raddoppio della pipeline da 55 miliardi di metri cubi di gas non si può fare senza chiarire quale sarà il ruolo di Kiev nel progetto. “Non è possibile che l’Ucraina non abbia alcuna importanza nel transito del gas a causa del Nord Stream 2”, ha detto la cancelliera. “Anche in Italia avevate trovato ipocrite le critiche tedesche al progetto al South Stream mentre la Germania chiedeva già di duplicare Nord Stream”, afferma al Foglio Kortunov. “Per come la vedo io, Merkel è interessata al raddoppio del gasdotto. Allo stesso tempo sa di dover rappresentare tutta l’Europa” per cui ci va con i piedi di piombo.

  
L’ospite russo sorprende poi nello spiegare che, dopo la dissoluzione dell’Urss, Mosca aveva due obiettivi strategici: reintegrarsi nel concerto europeo delle nazioni e creare una cintura di stati amici. “Due obiettivi falliti: con Bielorussia, paesi baltici, Ucraina e Georgia i rapporti sono difficili” e neppure la comunità eurasiatica auspicata dal Cremlino fa grandi passi avanti. Certo, resta la Cina, prosegue Kortunov, ma nei fatti l’Ue resta il primo partner commerciale di Mosca, Schengen è lo spazio che concede più visti alla Russia, i cui cittadini scelgono Berlino e non Pechino per studiare all’estero. “Trump vorrebbe isolare la Russia?”, si domanda poi Kortunov: “Ma se non gli riesce neppure con la Corea del Nord!”. Vista da Mosca la prospettiva deve essere un’altra: “Considerare l’Ucraina un problema europeo e non americano: bene l’impegno di Merkel nel Donbass”.

 

Quanto alle sanzioni, Kortunov auspica che siano “meno olistiche e metafisiche” ma più flessibili. Se la situazione migliora se ne tolgono alcune, se peggiora se ne aggiungono altre. Non è appeasement, sottolinea l’ex docente di Berkeley, “ma l’abilità di trasformare le sanzioni in uno strumento efficace”. Quanto poi a una moderazione dei toni, Kortunov esclude che possa arrivare da Putin. “In primo luogo lui non prende decisioni sotto pressione e più in generale le concessioni arrivano dalla parte più forte e sicura”, in questo caso non da Mosca. Secondo l’occidente, l’orso russo dà zampate perché ancora afflitto da shock post-imperiale, mentre a Mosca “sono davvero convinti di essere accerchiati e l’apparato militare è sicuro di essere impegnato in azioni puramente difensive”.

  

È un circolo vizioso: Putin non concede nulla per non apparire debole agli occhi dei militari e in occidente nessuno vuole certo concedergli nulla dopo Crimea, Donbass, caso Skripal e chi più ne ha più ne metta. “Se potessi consigliare il presidente su Skripal gli direi: ‘Ti proclami innocente ma non ti crede nessuno? Allora datti da fare per trovare il vero colpevole’”. Più in generale servono misure per accrescere la fiducia ma soprattutto oggi la Russia non è uno stakeholder di Ue o Nato “perché non ha uno stake, un interesse, è solo un vicino di casa”. Quanto alla convergenza di Parigi e Londra con gli Usa sulla Siria, Kortunov dice al Foglio: “La Francia non è la Gran Bretagna con cui abbiamo rapporti pessimi: a differenza di altri, Parigi ha espulso un numero limitato di diplomatici, e il presidente Macron sarà comunque al Forum economico internazionale di San Pietroburgo a fine maggio. Macron e Putin sapranno trovare un terreno comune”.

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