Donald Trump vs Russia

Daniele Raineri

Il Tesoro americano impone nuove sanzioni contro 19 russi. Erano già tutti coinvolti nell’indagine su Trump

Roma. L’America impone da ieri nuove sanzioni contro la Russia, questa volta per le interferenze nelle elezioni presidenziali del 2016. Questo giro di sanzioni è il gesto più duro compiuto finora dal presidente Donald Trump contro la Russia e arriva nello stesso giorno in cui Washington aderisce a una dichiarazione di Londra, Parigi e Berlino che accusa formalmente Mosca di avere usato un agente nervino per avvelenare una ex spia russa e sua figlia in territorio inglese (l’Italia non si è ancora pronunciata su questa faccenda). Il messaggio è molto duro ma non contiene minacce di azioni congiunte da parte dei quattro governi.

 

Tra le cinque organizzazioni russe colpite da queste sanzioni americane c’è la famigerata “fabbrica dei troll” di San Pietroburgo, che è l’agenzia governativa che si occupa di spargere disinformazia su internet e di manipolare le notizie per condizionare le reazioni del pubblico, e tredici suoi dipendenti che fingevano di essere americani sui social media per risultare fonti più convincenti. Sulla lista c’è Yeugeny Prigozhin, consigliere personale del presidente russo Vladimir Putin e oligarca molto coinvolto nelle operazioni della fabbrica dei troll. Prigozhin è dietro anche a un’altra operazione molto ambigua e pericolosa, vale a dire l’attacco lanciato in Siria a inizio febbraio a un quartier generale curdo che ospitava alcuni soldati americani delle Forze speciali – l’attacco fu respinto dall’intervento pesante degli elicotteri e aerei americani che bombardarono gli aggressori e ne uccisero circa cento, tra cui alcuni mercenari russi pagati appunto da Prigozhin. Oltre alla fabbrica dei troll anche i due servizi segreti della Russia, l’Fsb e il Gru (l’intelligence militare), sono finiti sulla lista delle sanzioni del Tesoro.

 

I nomi dei tredici russi sanzionati per aver interferito con le elezioni americane sono gli stessi già individuati dal procuratore speciale Robert Mueller, che sta indagando sulla possibile collusione tra il governo di Mosca e la campagna elettorale di Donald Trump. Questo produce la vista singolare di un’Amministrazione americana che punisce alcuni nemici di stato seguendo le indicazioni di indagini che in potenza potrebbero un giorno portare all’impeachment del presidente – che ha definito “una caccia alle streghe” il lavoro di Mueller. Ieri il procuratore speciale ha ordinato alla Trump Organization, il conglomerato che si occupa degli affari del presidente, di consegnare alcuni documenti che riguardano anche la Russia. E’ la prima volta che le indagini toccano così da vicino il lato business di Trump.

 

Nell’estate del 2017 il Congresso americano aveva fatto passare una legge che chiedeva a Donald Trump di colpire con sanzioni le operazioni russe entro gennaio e quando il termine era scaduto senza che succedesse nulla si era detto che l’Amministrazione non voleva colpire la Russia e si era addotta questa immobilità come ulteriore prova materiale della collusione. Le sanzioni di ieri cancellano quell’accusa specifica e inoltre rivelano un’informazione nuova: c’è stata un’operazione russa per prendere il controllo della rete elettrica americana, che è controllata via computer e quindi è in teoria esposta agli attacchi di hacker. Tra i motivi delle sanzioni c’è infine anche l’attacco informatico del giugno 2017 con il malware NotPetya, che fu particolarmente distruttivo in Ucraina ma danneggiò anche aziende americane per un totale di 1,2 miliardi di dollari e per questo è definito “il più grave della storia” nell’annuncio del Tesoro. A novembre la Cia aveva concluso con un grado alto di affidabilità che si era trattato di un’operazione dei servizi russi e a febbraio Washington e Londra avevano accusato pubblicamente la Russia.

 

Alla Casa Bianca l’ascesa di Mike Pompeo, diventato segretario di Stato dopo essere stato direttore della Cia, e di Gina Haspel – che diventerà direttore della Cia se passerà lo sbarramento del Congresso – segna la fine della banda dei saggi formata dal segretario alla Difesa Jim Mattis, dal segretario di Stato appena cacciato Rex Tillerson e dal consigliere per la Sicurezza nazionale, Herbert McMaster, il cui incarico è considerato quasi al termine. I tre erano considerati un elemento di moderazione all’interno della Casa Bianca. Vale la pena ricordare però che Pompeo durante l’audizione di conferma fu molto duro con la Russia: “Non ha fatto nulla per sconfiggere lo Stato islamico”, disse.

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)