Foto di Angelo Gambella via Twitter

In Siria la "Terza guerra mondiale" dura meno di un'ora

Daniele Raineri

Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna lanciano la rappresaglia contro gli attacchi chimici di Assad. Un "colpo singolo" che potrebbe ripetersi se il rais non dovesse fermarsi

Roma. Dopo una settimana di attesa in cui sono stati molto citati la guerra americana in Iraq (durata otto anni), l’intervento Nato in Libia (durato otto mesi) e anche il possibile scoppio della “Terza guerra mondiale”, questa notte è arrivata la rappresaglia militare occidentale in Siria ed è durata meno di un’ora. Poco dopo le quattro del mattino locali America, Francia e Regno Unito hanno attaccato tre obiettivi, uno nell’area della capitale Damasco e due nei pressi della città di Homs: un centro di ricerca legato al programma clandestino per produrre armi chimiche e due installazioni militari usate per produrre e nascondere le armi chimiche (in forma ancora inerte) e anche un centro di comando dell’esercito siriano incorporato in uno dei siti.

 

Gli americani hanno lanciato 118 missili da tre navi – quindi il doppio dei 59 missili lanciati un anno fa contro la base di al Sheyrat per un’azione di deterrenza che si è rivelata inutile – e anche fatto decollare bombardieri B-1, gli inglesi hanno fatto alzare quattro aerei Tornado e i francesi hanno usato i loro Rafale. Prima dell’alba sono arrivate anche molte notizie di esplosioni e di bombardamenti vicino altre basi, soprattutto attorno alla capitale Damasco, ma si trattava della risposta della contraerea siriana. Le caserme della Quarta divisione della Guardia repubblicana comandata da Maher al Assad, fratello del presidente Bashar, e del gruppo libanese Hezbollah – due bersagli molto importanti e anche simbolici – non sono state colpite come invece era sembrato nei primi momenti.

 

 

Il Pentagono ha detto che l’intervento è da considerarsi finito e che è stato un colpo singolo, “one shot”, ma che si ripeterà in caso di altri attacchi con armi chimiche. Ha inoltre ripetuto di essere sicuro della responsabilità del governo siriano per l’uccisione di quaranta civili con armi chimiche avvenuta a Duma una settimana fa, anche grazie a intercettazioni. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha spiegato che si tratta di un’azione per impedire “la normalizzazione della guerra con armi chimiche”. E’ interessante che la definizione di “attacchi con armi chimiche” sia stata allargata anche agli attacchi con i barili bomba al cloro sganciati dagli elicotteri, molto rudimentali e meno letali dell’agente nervino sarin usato con certezza nell’agosto 2013 e nell’aprile 2017, ma capaci in alcune circostanze di causare numerose vittime.

 

La Russia, che in settimana aveva minacciato di “abbattere tutti i missili in volo e distruggere le piattaforme di lancio”, quindi le navi americane, non ha reagito e si è limitata a un commento da parte dell’ambasciatore russo a Washington, Anatoly Antonov, che scrive che l’azione militare è stata “un insulto al presidente russo” e “non resterà senza conseguenze”. Il tono del governo siriano è di sfida. “Le anime onorevoli non possono essere umiliate”, ha detto il presidente Bashar el Assad. Forse si aspettava conseguenze più pesanti, e stamattina si è fatto filmare brevemente mentre camminava nel suo palazzo di Damasco – per smentire chi diceva che avesse abbandonato la capitale.

 

 

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)