Attentato a Mogadiscio (foto LaPresse)

Ecco chi sta combattendo il terrorismo in Somalia

Enrico Cicchetti

Mentre l’Unione africana ha iniziato a ritirare le sue truppe dal paese a causa della crescente insicurezza a Mogadiscio, gli attacchi mirati degli Stati Uniti contro al Shabaab e Stato islamico sono più che raddoppiati rispetto all’anno scorso

L’esercito americano ha lanciato 32 attacchi in Somalia dall'inizio del 2017, più del doppio dei 15 dell'anno scorso, secondo i dati raccolti dal Long War Journal della Fondazione per la difesa delle democrazie (FDD). La divisione del Pentagono che si occupa di Africa, l’Africom, ha confermato che 28 attacchi hanno preso di mira milizie del gruppo terrorista islamico al Shabaab (affiliato di al Qaida) e altri quattro hanno colpito “militanti, posizioni di combattimento, infrastrutture e attrezzature” dello Stato islamico. “Le forze statunitensi in cooperazione con il governo della Somalia stanno conducendo ininterrottamente operazioni in Somalia contro il terrorismo, contro al Shabaab e lo Stato islamico, per demolire la capacità dei gruppi di reclutare, addestrare e organizzare attacchi terroristici nel paese, in tutta la regione, e contro gli Stati Uniti”, ha dichiarato l’Africom al Long War Journal.

  

Infografica via Lwj

        

Alla fine di marzo, l'esercito americano ha aumentato gli attacchi contro al Shabaab e le reti dello Stato islamico nel paese dell’Africa orientale, dopo che l'amministrazione Trump ha allentato le restrizioni sull'uso della forza contro il gruppo jihadista. Sia il dipartimento della Difesa sia quello di Stato hanno notato che al Shabaab è diventato più pericoloso negli ultimi anni e ha riacquistato territorio, spiega l’FDD. Le truppe dell'Unione africana hanno liberato Mogadiscio nel 2011 dalle truppe di al Shabaab, ma gran parte del paese è ancora sotto il controllo dei miliziani islamisti. Il presidente somalo, Mohamed “Farmajo” Abdullahi, di recente ha giurato di voler distruggere al Shabaab entro due anni.

  

Il 12 dicembre scorso un raid aereo delle forze americane a Mubarak – un villaggio controllato dai jihadisti, poco più di 40 chilometri a sud della capitale – ha distrutto un'autobomba di al Shabaab “presumibilmente progettata per un attacco a Mogadiscio”, riporta Lwj. Il 30 luglio, i militari statunitensi hanno ucciso Ali Jabal, un anziano leader di al Qaida che ha diretto attacchi nella capitale somala, in un attacco aereo nella regione di Lower Shabelle, roccaforte dei miliziani.

 

Negli ultimi mesi i terroristi hanno intensificato gli attacchi, tentando di destabilizzare ulteriormente il paese con l'obiettivo di realizzare uno Stato islamico di fede wahabita. Il gruppo ha lanciato una serie di attacchi (la maggior parte dei quali in stile “mordi e fuggi”) contro città controllate dal governo. 
    

Come abbiamo più volte scritto nel Foglio, “quando la nostra guerra contro l’estremismo inizia a fare dei progressi, la reazione può essere sanguinosa. Fare un passo indietro, a questo punto, potrebbe voler dire perdere la guerra”. Per questo è preoccupante, da una parte, la notizia che la missione dell'Unione africana in Somalia ha iniziato a ritirare le sue truppe dal paese a causa della crescente insicurezza a Mogadiscio. D’altra parte è significativo che quest’anno le forze speciali statunitensi sono schierate in 149 paesi in tutto il mondo, secondo le cifre fornite a TomDispatch dal Comando delle operazioni speciali americane.

   

Shabaab ha sterminato centinaia di uomini delle forze dell'Unione africana e somale, oltre a numerosi civili, nel tentativo di consolidare le sue basi nel sud del paese e espandere le aree sotto il suo controllo durante il 2016. Nel 2017 ha realizzato almeno 36 attacchi con autobomba. Il 14 ottobre scorso, nel centro di Mogadiscio, c’è stato la strage più sanguinosa in Somalia degli ultimi anni. Due camion bomba sono saltati in aria a pochi minuti di distanza l’uno dall’altro – uno davanti al Safari Hotel, che è stato completamente sventrato, l’altro in un incrocio vicino – e hanno provocato 512 morti e oltre 300 feriti, secondo le autorità locali. A fine gennaio 2017 un attentato del gruppo islamico all'hotel Dayah a Mogadiscio, nelle vicinanze del Parlamento e della presidenza somala, aveva provocato 15 morti. Nel giugno 2016, due attentati all’Ambassador e al Naso-Hablod, hanno causato quasi 40 morti in totale. Nel luglio del 2015 quindici persone sono state uccise in un attacco al Jazeera Palace.