Pedro Sánchez con mariano Rajoy (foto LaPresse)

Alla fine la Gran coalición non è poi così pazza

Eugenio Cau
Un gobierno de salvación nacional, un governo di salvezza nazionale. Non un esecutivo di minoranza o accrocchiato alla bell’e meglio grazie al pulviscolo parlamentare degli indipendentisti.

Roma. Un gobierno de salvación nacional, un governo di salvezza nazionale. Non un esecutivo di minoranza o accrocchiato alla bell’e meglio grazie al pulviscolo parlamentare degli indipendentisti. Una vera Gran coalición, un patto del Nazareño che consenta alla Spagna di portare avanti le riforme senza impantanarsi nelle acque basse delle Cortes. Sarà questa, secondo il Mundo, la proposta che il primo ministro spagnolo facente funzioni Mariano Rajoy, fresco vincitore alle elezioni di domenica scorsa ma ancora a corto di una maggioranza,  farà la prossima settimana al leader del Partito socialista Pedro Sánchez. “Rajoy prepara un’offerta che Sánchez non dovrebbe rifiutare”, scrive il Mundo nel suo editoriale di venerdì, e non si tratta di una testa di cavallo nel letto, ma della possibilità di formare un governo paritario. Secondo le indiscrezioni del quotidiano, non confermate dalla dirigenza del Partito popolare, Rajoy potrebbe offrire a Sánchez la vicepresidenza e la metà dei ministeri, oltre che un’ampia capacità di manovra per dare la sua impronta all’azione del governo. Insomma, un accordo che supererebbe quello della Grande coalizione tedesca tra Cdu e Spd, che risparmierebbe a Sánchez l’umiliazione di essere il partner junior della coalizione e che soprattutto consentirebbe ai socialisti di evitare le accuse di collaborazionismo con l’odiato Rajoy che inevitabilmente fioccherebbero dagli antisistema di Podemos. Più che una coalizione, una coabitazione, e un esperimento ardito per un paese come la Spagna, abituato a governi rigidamente monocolore e poco avvezzo all’arte del compromesso politico. Secondo la dirigenza popolare, continua il Mundo, ci sono moltissimi provvedimenti su cui tanto il Partito popolare quanto i socialisti quanto i centristi di Ciudadanos concordano, e che potrebbero essere approvati più facilmente in una situazione di Grande coalizione: oltre alle manovre per la creazione di nuovi posti di lavoro, anche la creazione di un welfare sostenibile, l’aumento delle politiche sociali dopo l’austerity, il rafforzamento delle istituzioni contro i populismi e la messa in pratica del “patto antijihadista” già firmato da tutti i leader.

 

Il piano di Rajoy, su questo tutti gli analisti concordano, è tanto ardito da essere praticamente impossibile. I socialisti ancora litigano sulla semplice possibilità di consentire al premier un governo di minoranza grazie all’astensione durante il voto di investitura, i leader del partito continuano a chiudere alla proposta – anche se molti di loro ormai dicono apertamente che in un modo o nell’altro Rajoy bisogna farlo governare. L’alternativa più probabile alla Grande coalizione è un governo di minoranza che tenga insieme, oltre al Partito popolare, Ciudadanos, i sei deputati del Partito nazionalista basco (benché Ciudadanos, partito centralista, rifugga la coabitazione con i baschi) e l’unica deputata delle Canarie. Il tutto sarebbe poi puntellato in Parlamento dall’astensione “minima” di qualche socialista, dopodiché il Psoe si ritirerebbe in buon ordine all’opposizione.

 

Per Rajoy questo resta un buon piano B, quasi impensabile fino a una settimana fa, ma dopo il 26J forse il premier può sperare in qualcosa di più. Fin da prima delle elezioni gli spagnoli avevano inviato dei segnali che i politici avevano faticato a cogliere. Secondo tutti i sondaggi, i cittadini chiedevano ai loro rappresentanti di formare coalizioni e alleanze per il bene del paese, e anche se la coalizione tra popolari e socialisti era una delle meno amate a causa della rivalità storica tra i due partiti del bipolarismo, oggi è questa la strada che andrebbe percorsa. Così il tam tam grancoalizionista inizia a farsi sentire sempre di più in Spagna, dai quotidiani ai sondaggi alle dichiarazioni dei leader questa ipotesi prima impossibile sta acquistando sempre più peso. Il risultato non sarebbe solo una Spagna più stabile. Non ci sarebbe niente di meglio di una Gran coalición per isolare definitivamente i confusi  antisistema di Podemos.

  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.