Donald Trump e Vladimir Putin

Cosa pensa Trump di Putin (e Putin di Trump)

Maurizio Stefanini
Mentre Hillary abbaia, Putin se la ride, è la provocazione di un video che fa propaganda per il candidato repubblicano. In Russia però non l'hanno presa molto bene. I due volti delle relazioni tra "The Donald" e lo "Zar".

Semplicemente lo scherzo spinto troppo oltre di un leader che, come il Rugantino della commedia, preferisce perdere un amico che una battuta? Oppure, al contrario, proprio perché sente la nomination repubblicana più vicina Donald Trump cerca di riavvicinarsi al tradizionale mainstream anti-russo dell’opinione pubblica americana? Sia come sia, appare clamorosamente rotto lo strano asse che si era creato tra il miliardario outsider nella corsa alla Casa Bianca e il presidente russo Vladimir Putin. “Il nostro commento è negativo”, ha commentato senza mezza termini il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov sull’ultimo clip che Trump aveva postato sul suo account Instagram. Un video che in realtà ritorceva contro la rivale democratica Hillary Clinton un discorso in cui si era messa a imitare l’abbaiare di un cane, equiparandolo al tono di dibattito dei repubblicani.

 



 

Il video però finiva anche col rappresentare Putin come uno dei due principali nemici degli Stati Uniti, assieme all’Isis. Anzi, peggio dell’Isis, visto che appare due volte, e il gruppo terrorista una sola. “Quando si tratta di affrontare i nostri avversari più duri…”, è la frase d’esordio dello spot. Poi si vede appunto il presidente russo in judogi mentre butta un avversario sul tatami durante un allenamento, seguito da un incappucciato in nero dell’Isis che punta una pistola. “I democratici hanno la risposta perfetta”, recita un’altra scritta. E si vede appunto la sua ormai quasi sicura sfidante democratica che fa “Bau! Bau! Bau!”, Nuova immagine di Putin che se la ride, e commento finale: “Non dobbiamo essere una barzelletta!”.

 



 

Eppure lo scorso novembre Trump si era vantato di avere buoni rapporti con Putin, ricordando che una volta erano apparsi nello stesso programma televisivo. “L’ho conosciuto bene perché eravamo entrambi a “60 Minutes”, siamo della stessa scuderia. Siamo stati bene quella sera”. In realtà poi gli autori del programma hanno spiegato che i due frammenti erano stati girati negli Stati Uniti e in Russia e che dunque i due non avevano avuto la possibilità materiale di incontrarsi. Ma Putin era stato al gioco, definendo Trump “il leader assoluto della campagna presidenziale”. E da allora i reciproci apprezzamenti si erano sprecati. “Ho sempre pensato che la Russia e gli Stati Uniti dovrebbero riuscire a lavorare bene insieme per sconfiggere il terrorismo e portare la pace nel mondo, per non parlare del commercio e di tutti gli altri benefici derivanti dal rispetto reciproco”, aveva detto Trump. “È sempre un grande onore ricevere complimenti da un uomo così rispettato, nel suo paese e oltre”. “È un uomo senza dubbio di grande talento. Non sta a noi giudicare i suoi meriti ma agli elettori statunitensi. Sostiene di voler far balzare a un altro livello le relazioni con la Russia. Come potremmo non vedere favorevolmente questa prospettiva?”, aveva risposto Putin. Di recente un invito a votare Trump era venuto anche da Aleksandr Dugin, il politologo teorico dell’Eurasiamismo che in molti considerano il grande consigliere occulto di Putin, anche se lui si schernisce. Peraltro, anche noti oppositori di Putin come il campione di scacchi Garri Kasparov e la performer delle Pussy Riot Nadya Tolokonnikova si erano detti per nulla sorpresi da questi scambi di endorsement, definendo Trump il “Putin americano”. Da ultimo, il 13 marzo un appoggio a Trump come “candidato anti-establishment” era arrivato anche dalla tv di Stato russa Rossiya 1, per bocca del noto commentatore Dmitri Kiselyov.   

 

Adesso, l’idillio sembra  rotto. “Lo sappiamo bene che demonizzare la Russia o parlare di qualunque cosa sia legata alla Russia sono purtroppo costanti delle campagne elettorali americane”, ha detto Peskov. “Lo deploriamo e vorremmo che il processo elettorale fosse condotto senza questo tipo di riferimenti al nostro paese”, ha concluso il portavoce del Cremlino.