Il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius e il segretario di stato americano John Kerry (foto LaPresse)

La conferenza di Parigi sul clima non è ancora iniziata e già l'America frena

Mauro Zanon
I francesi si arrabbiano per le dichiarazioni di Kerry, secondo cui al Cop21 che inizia il 30 novembre “non ci sarà alcun accordo vincolante sulla riduzione delle emissioni come a Kyoto”

Parigi. Alla conferenza sul clima (Cop21) che si terrà a Parigi dal prossimo 30 novembre all’11 dicembre, “non ci sarà alcun accordo vincolante sulla riduzione delle emissioni come a Kyoto”. Lo ha detto in un’intervista al Financial Times il segretario di stato americano John Kerry, spazzando via le speranze di chi contava su un’intesa internazionale capace di obbligare le nazioni coinvolte alla conferenza sui cambiamenti climatici a tagliare le loro emissioni.

 

L’accordo di Parigi, che “di certo non sarà un trattato”, ha sottolineato Kerry, conterrà comunque misure che porteranno a “significativi investimenti” verso un'economia più pulita. Non ci saranno però obiettivi “di riduzione legalmente vincolanti come quelli di Kyoto”, il protocollo del 1997 che la Cop21 vorrebbe superare e che gli Stati Uniti non hanno mai firmato. Le dichiarazioni di Kerry giungono improvvise a tre settimane dall’avvio del summit, sconquassando la grande orchestrazione politico-mediatica francese sull’“urgenza” della conferenza sul clima che ha visto ministri, giornalisti, intellettuali e personalità dello show-biz (dopo la retorica green di Leonardo di Caprio, è ora Mélanie Laurent la più engagé nel mondo cinematografico con il suo “Demain”, documentario presentato come “écolo” che sarà proiettato per l’inaugurazione della conferenza e ci darà le “soluzioni per far nascere un mondo sostenibile” secondo l’autrice) prodigarsi in discorsoni e iniziative di ogni sorta sulla “lotta contro il riscaldamento globale”.

 

[**Video_box_2**]Gli ideologi del global warming e il governo francese, che in quanto paese ospitante ha interessi politici e economici di grande spessore legati alla conferenza sul clima, sono furiosi per le inaspettate dichiarazioni di Kerry. Dalla Valletta, il ministro degli Esteri francese e grande ambasciatore della Cop21, Laurent Fabius, ha espresso il suo disappunto per l’affermazione del segretario di stato americano “che avrebbe potuto essere più felice”. L’aver messo in dubbio il carattere vincolante dei risultati della prossima Conferenza sul clima di Parigi ha infastidito anche il presidente della Repubblica francese, François Hollande, che a margine del summit sulla crisi migratoria a Malta ha affermato perentorio che l’accordo sul clima o sarà “vincolante” sul piano giuridico o non ci sarà. “Un compromesso ambizioso è alla portata di tutti paesi presenti alla conferenza sul clima”, ha aggiunto Laurent Fabius. Non per gli Stati Uniti, che a tre settimane dall’avvio della Cop21 frenano bruscamente le ambizioni francesi.