Il ministro dell'Interno francese Bernard Cazeneuve (foto LaPresse)

Per Parigi la conferenza sul clima è un'ottima ragione per sospendere Schengen

Mauro Zanon
Si temono attentati attentati e terrorismo, ma nel mezzo della crisi dei migranti il ripristino dei controlli alle frontiere francesi suscita scetticismo: "Guarda un po’, l’immigrazione non è più dunque una fortuna per la Francia?”

Parigi. Nonostante faccia parte dello spazio Schengen, la Francia ha deciso di ristabilire i controlli alle frontiere per la durata di un mese, a partire dal prossimo 13 novembre. Lo ha annunciato oggi il ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, spiegando ai microfoni di Rmc e Bfm.Tv che questa misura eccezionale e temporanea è legata alla conferenza internazionale sul clima (Cop21) che si terrà Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre. “Come hanno fatto altri paesi in occasione dell’organizzazione della conferenza sul clima, abbiamo preso la decisione di procedere a un controllo delle frontiere in maniera tale da ostacolare un certo numero di persone suscettibili di minacciare il corretto svolgimento di questa manifestazione”, ha dichiarato l’inquilino di Place Beauvau.

 

Tra le principali inquietudini del ministero dell’Interno e dei servizi segreti francesi, come riportato dal Figaro figurano in prima fila la minaccia terroristica e la mobilitazione massiva di gruppi violenti come i “Black bloc”. Secondo quanto emerso da un documento confidenziale i cui contenuti sono stati riportati giovedì scorso da Rtl, l’intelligence francese giudica molto difficile stimare con precisione la portata della minaccia che pesa sulla Cop21. Tuttavia alcune piste sono privilegiate: l’infiltrazione di alcuni gruppi vicini all’ultrasinistra nelle manifestazioni di natura rivendicativa contro la Cop21, l’installazione di accampamenti di contestatori vicino all’aeroporto del Bourget, dove si terrà il grande summit tra gli ottanta capi di stato invitati, e soprattutto il rischio di attentati terroristici. Le preoccupazioni dei servizi segreti sono a tal punto elevate da aver obbligato il presidente Hollande a rinunciare al raduno degli ottanta capi di stato mondiali che aveva organizzato sulla scalinata dell’Eliseo per lo scatto di una foto storica. Impossibile sia dal punto di vista della sicurezza, sia da quello organizzativo, secondo l’intelligence, dato che tutti i capi di stato viaggiano accompagnati dalle loro nutrite delegazioni, e il transito di questi gruppi dal palazzo presidenziale ai locali dove si terranno le varie conferenze rischierebbe di congestionare il traffico della capitale francese.

 

La misura annunciata dall’esecutivo socialista traduce un’ingente sfida securitaria alla quale servizi segreti, polizia nazionale e gendarmeria dovranno farsi trovare pronti. “Abbiamo una manifestazione che si chiama Cop21. Riunirà numerosi capi di stato e governi, delegazioni di ong e personalità appartenenti alle organizzazioni internazionali, in un contesto di minaccia terroristica – o di rischio di disordini pubblici – che potrebbe minacciare questa grande manifestazione internazionale che porta un grande messaggio per l’umanità”, ha dichiarato il ministro dell’Interno francese.

 

[**Video_box_2**]Alle accuse di “sospendere Schengen” piovute da molti ambienti politici e intellettuali, Cazeneuve ha risposto che “non si tratta affatto di una sospensione”, ricordando che “Schengen prevede, in uno dei suoi articoli, che i suoi stati (possano ripristinare i controlli alle loro frontiere, ndr) in circostanze particolari, che corrispondono a quelle della Cop21”. L’articolo a cui fa riferimento il ministro dell’Interno francese è il 2.2 della convenzione di Schengen, che effettivamente autorizza gli stati a ristabilire temporaneamente le frontiere nei casi di “grave minaccia per l’ordine pubblico e per la sicurezza interna”. Ma per molti, la scelta dell’esecutivo, nonostante la smentita di Cazeneuve (ha negato che si tratta di un “cammino volto, dinanzi a una grave crisi migratoria, a mettere in discussione i principi di Schengen”), è anche legata alla crisi dei migranti, al timore che tra le ondate di persone che entrano nei confini francesi si possa nascondere anche qualche terrorista.

 

“Il governo ristabilisce i controlli alle frontiere durante la Cop21. Guarda un po’, l’immigrazione non è più dunque una fortuna per la Francia?”, ha tuittato Robert Ménard, sindaco di Béziers e fondatore di Reporteurs sans frontières. “Cop21: ripristino delle frontiere. Ciò che si fa per i grandi del mondo, non viene fatto per il popolo”, ha rincarato Philippe de Villiers, intellettuale e presidente della formazione politica sovranista Mouvement pour la France. Ma le critiche più dure sono arrivate dal Front national. Dal suo profilo Twitter, il vicepresidente frontista, Florian Philippot, ha evidenziato le contraddizioni del governo scrivendo che in Francia “si può dunque controllare le frontiere dinanzi alla ‘minaccia terroristica’ ma solo per la Cop21, non dinanzi al jihadismo e alla crisi dei  migranti…”. Tramite un comunicato stampa, Marine Le Pen ha individuato nell’annuncio del governo una “ammissione che dimostra quanto le frontiere siano utili per lottare contro i problemi che affliggono la Francia dovuti alla libera circolazione, dell’Unione europea e di Schengen, ossia il terrorismo e la crisi dei migranti”.