Song Hongbing, autore del libro “Guerre Valutarie”

La fanta-finanza cinese esiste davvero. E' una quadrilogia

Antonio Talia
Così un bestseller sul "nazionalismo finanziario" spiega cosa significa  “guerra valutaria” nella mentalità del cinese medio

Milano. L’idea centrale del “Pendolo di Foucault” – il romanzo scritto da Umberto Eco nel 1988, prima che prendesse il sopravvento la sua pallida controfigura responsabile di robetta come il recente “Numero Zero” – è che se inventi un supercomplotto per divertimento poi devi anche assumerti il rischio di una certa quota di paranoici disposti a credere a tutto quello che dici.

 

Non sappiamo se Song Hongbing abbia scritto “Guerre Valutarie” (Huobi Zhanzheng) solamente per tirare su qualche soldo, per ridere di nascosto della credulità dei lettori o perché invece crede davvero alle sue teorie, ma di sicuro nel 2007 questo analista finanziario è riuscito a sfornare un bestseller venduto in tutta la Cina, realizzare altri tre sequel da milioni di copie, conquistarsi un certo credito tra le élite del Partito e consacrare definitivamente quel genere ormai conosciuto come “nazionalismo finanziario cinese”.

 

Nell’ultima settimana la Banca del Popolo ha svalutato tre volte lo yuan, e mentre gli analisti si dividono tra chi spiega che la Cina sta perseguendo un doppio obiettivo (sostegno all’export e internazionalizzazione della sua moneta per accedere al paniere dei diritti speciali di prelievo del Fmi) e chi teme che la mossa innescherà una catena di svalutazioni competitive, forse è il momento di esplorare cosa significhi “guerra valutaria” nella mentalità del cinese medio attraverso le idee di chi per primo ha diffuso il concetto a Pechino.

 

Nel primo libro della saga Song Hongbing spiega al lettore che le banche occidentali, specialmente quelle americane, sono controllate da una cricca di banchieri internazionali che sfrutta la manipolazione della valuta concedendo prestiti in dollari ai paesi in via di sviluppo, per poi guadagnare profitti scommettendo contro le nazioni prese di mira. Dopo aver provocato il “decennio perduto” dell’economia giapponese e la crisi delle Tigri asiatiche del biennio ’97-’98, il prossimo obiettivo degli Uomini in Nero è, ovviamente, la Cina. Per reagire Pechino deve prendere atto che la potenza militare, da sola, non è sufficiente, e che le vere superpotenze passate e presenti come l’Impero Britannico e gli Stati Uniti hanno fondato la loro influenza sul mercato interno e su una moneta capace di imporsi a livello globale.

 

Ma è in “Guerre Valutarie 2 - Il privilegio dell’oro” che Song sfoggia un talento che farebbe crepare d’invidia Matteo Salvini e Alessandro Di Battista: non solo la Fed è in realtà controllata da cinque banche private, non basta che queste cinque banche mantengano un legame strettissimo con – avete indovinato – la famiglia Rotschild e altri plutocrati ebrei, ma il disegno finale di questo gotha supersegreto consiste ovviamente nella creazione di una valuta unica mondiale entro il 2024. In questo scenario, a Pechino tocca una scelta fatale: conquistare il dominio della moneta globale alle sue condizioni, oppure sfilarsi e coltivare una sfera d’influenza estesa a tutta l’Asia.

 

[**Video_box_2**]Se le teorie esposte nei due bestseller successivi suonano familiari (le “guerre valutarie” sono indirettamente responsabili, tra l’altro, anche della Battaglia di Waterloo e dell’ascesa di Adolf Hitler) è perché Song Hongbing e tutti i suoi numerosi epigoni si inseriscono in un solco che va dal complotto demo-pluto-giudaico-massonico alle cospirazioni care all’estrema destra americana. Nello stesso tempo, però, le prevedibili accuse che li colpirebbero in occidente perdono un po’ di senso se collocate nel contesto storico e culturale cinese.

 

“I ceo di importanti società mi chiedono spesso se è tutto vero”, ha detto al Financial Times Ha Jiming, a capo di China International Capital Corp, la più importante banca d’affari cinese. Ma non importa quante polemiche abbia già ingaggiato con gli accademici locali: Song siede su una pila di milioni di copie vendute e molti funzionari del Partito hanno dimostrato di credergli. Forse saranno loro i primi a giudicare le prossime mosse della Banca centrale di Pechino sulla base di questa strampalata saga fanta-finanziaria.    

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