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Pechino entra nella guerra valutaria, è solo l'inizio. E le Borse chiudono in rosso

Redazione
La Cina svaluta ancora lo yuan, mercati finanziari in ansia. Dopo il primo taglio valutario di ieri, lo porta a quota 6,44 sul dollaro, il valore più debole da agosto del 2011. Francoforte e Parigi affondano

La Cina svaluta ancora lo yuan, dopo il primo taglio valutario di ieri, e lo porta a quota 6,44 sul dollaro, il valore più debole da agosto del 2011. Le Borse europee reagiscono peggio della giornata di ieri con perdite pesanti. L'Autorità monetaria di Pechino ha fissato a 6,3306 sulla valuta americana il tasso di riferimento attorno al quale la moneta cinese è consentito di fluttuare. Ieri il valore di riferimento era 6,2298 yuan. La mossa ha lo scopo di rilanciare l'export in difficoltà, frenando il rallentamento dell'attività economica del paese asiatico: l'industria manifatturiera a luglio è cresciuta del 6 per cento, notevolmente sotto le stime, e anche le vendite al dettaglio sono incrementare solamente del 10 per cento, mentre a inizio anno era atteso un incremento di oltre 14 punti percentuali.

 

La scelta di Pechino di svalutare ancora lo yuan ha provocato perdite nei principali mercati mondiali: Piazza Affari ha chiuso con una perdita del 2,96 per cento, Londra dell'1,4 per cento, Francoforte cede il 3,7 per cento e Parigi il 3,4. Ieri sera a Wall Street il Dow Jones ha perso l'1,21 per cento.

 

[**Video_box_2**]A risentire maggiormente della scelta cinese sono il mercato del lusso e della moda e delle materie prime: non si arresta infatti la caduta del prezzo del petrolio dal momento che la Cina è il secondo importatore mondiale e la valute debole a fronte del dollaro rischia di ridurne gli acquisti: il greggio Wti cede lo 0,5 per cento a 42,89 dollari dopo che ieri era scivolato di oltre il 4 per cento toccando i minimi degli ultimi 6 anni.

 

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