Marie Harf, portavoce del dipartimento di stato americano

Non solo incidenti di percorso

Perché la Casa Bianca bastona in pubblico il Nyt fuori linea sull'Iran

La lite fra un funzionario e un cronista mostra (anche a Teheran) le ossessioni da accordo nucleare di Obama

New York. La portavoce del dipartimento di stato americano Marie Harf si è lanciata in un’insolita disputa via Twitter contro un giornalista del New York Times, David Sanger, colpevole di aver riportato informazioni false in un articolo sulla crescita del materiale nucleare stoccato nelle centrali iraniane. Basandosi su un report dell’Agenzia per l’energia atomica, organo dell’Onu, il Times scrive che l’aumento del 20 per cento del combustibile nucleare negli ultimi diciotto mesi “pone un grave problema diplomatico e politico per Barack Obama” e per i negoziatori che stanno cercando di trovare un accordo con Teheran entro la fine del mese. Harf ha fatto una serie di tweet, elencando affermazioni contenute nel pezzo, con sentenza finale: not true. Sanger ha risposto con i link alle fonti che corroborano la sua tesi, ma il livello di aggressività di Harf si è fatto anche più acuto.

 

A quel punto la disputa è passata dal merito al metodo, da questione tecnica a guerra politica. Perché Harf nello specifico potrebbe anche avere buoni argomenti, ma non si era mai visto da parte dell’Amministrazione Obama una reazione così veemente a un articolo. Specialmente se si tratta del New York Times, istituzione che il governo schiaffeggia di rado. La necessità deriva dalla volontà inflessibile, ai limiti dell’ossessione, di siglare l’accordo con l’Iran. Per la Casa Bianca è la pietra angolare della politica estera, inveramento della logica della mano tesa dopo anni di incertezze, e per questo è particolarmente sensibile a qualunque ostacolo sul percorso. Al punto da ingaggiare una battaglia pubblica contro un giornalista, in modo che tutti, da Washington a Teheran, possano vedere con quale zelo il governo bastona chi è fuori linea.