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Editoriali

Def, tra programmatico e consuntivo: il problema è cos'è successo nel 2023

Redazione

Le forze di opposizione si indignano per la cosa sbagliata. Dovrebbero invece battersi sulla voragine del Superbonus e sulla mancanza di certezze del passato

Mentre oggi il governo si appresta ad approvare il Def, le polemiche feroci dell’opposizione riguardano l’assenza del quadro programmatico dal documento di finanza. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e la premier Giorgia Meloni hanno intenzione di inserire solo i dati tendenziali, ossia a politiche invariate. Formalmente perché si va verso le nuove regole fiscali europee e, siccome l’Italia entrerà in procedura d’infrazione, il governo attende le indicazioni della Commissione europea: senza sapere di preciso quale sarà l’aggiustamento richiesto, è inutile prendere impegni. In sostanza, però, c’è la difficoltà dell’esecutivo a far quadrare i numeri, a spiegare contemporaneamente ai mercati come intende tenere deficit e debito sotto controllo e agli elettori come intende rifinanziare i tagli fiscali in scadenza, oltre alle altre promesse elettorali. E pertanto le forze di opposizione, Pd in testa, si sono scagliate contro la decisione “irresponsabile”, “gravissima” e “illegale” del governo.

Davvero si fa fatica a comprendere tanta indignazione, dato che il quadro programmatico del Def non ha mai avuti tanta importanza ed è sempre stato superato a settembre dalla Nadef. Soprattutto, non la si comprende rispetto agli enormi problemi di bilancio del governo che attendono ancora una spiegazione, come la voragine del Superbonus che, pare, si aggiri attorno ai 150 miliardi (210 se si considerano tutti i i bonus edilizi). L’opposizione dovrebbe chiedere e pretendere dal governo un quadro nel Def che spieghi dettagliatamente cos’è successo, che quantifichi le decine di miliardi di buco nei conti pubblici del 2023 e rassicuri che le misure adottate abbiano bloccato l’emorragia fiscale per il 2024. Il problema non è tanto che il governo non voglia dire adesso cosa farà nel 2025, ma che non sappia spiegare ad aprile 2024 quanto ha speso nel 2023. Il paradosso non è che non abbiamo indicazioni sul futuro, ma che non abbiamo certezze sul passato: più che per il programmatico 2025, l’opposizione dovrebbe battersi per il consuntivo 2023.

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