Ragazzi cinesi guardano lo smartphone davanti alla loro casa accanto a una centrale a carbone alla periferia di Pechino (Foto di Kevin Frayer/Getty Images) 

L'altra faccia delle nostre politiche ambientali: sovvenzioniamo chi emette di più (la Cina)

Carlo Stagnaro

Per il presidente dell’istituto di ricerca economica Ifo il bando dei motori a combustione interna dal 2035 e il divieto di caldaie a gas avranno l’effetto di rendere le fonti fossili più disponibili per altri paesi, meno efficienti e meno attenti agli impatti ambientali

E se politiche ambientali troppo aggressive finissero per aumentare, anziché mitigare, l’emergenza climatica? Lo ha suggerito l’economista tedesco Hans-Werner Sinn, presidente dell’istituto di ricerca economica Ifo. Secondo Sinn, Berlino e Bruxelles si stanno spingendo troppo in là, in quanto misure come il bando dei motori a combustione interna dal 2035 e il divieto di caldaie a gas possono ridurre i consumi nell’Ue, a un costo molto salato, ma avranno l’unico effetto di rendere petrolio e gas maggiormente disponibili per altri paesi, meno efficienti e meno attenti agli impatti ambientali. L’addio a queste tecnologie “rovina la nostra industria automobilistica – ha detto alla Bild – abbassa il nostro tenore di vita e sovvenziona altri paesi, in particolare la Cina”.

 

Pechino, in questi anni, non ha certo ridotto l’uso del carbone e del petrolio. E anche in Germania questo problema è tutt’altro che secondario, visto che i limiti delle energie rinnovabili e la chiusura del nucleare finiscono per incentivare implicitamente proprio il ricorso alla lignite. Lo studioso tedesco ha messo bene in evidenza due punti che l’approccio alla Timmermans ha fatto passare in secondo piano, ma che ci stanno presentando un conto molto salato. Da un lato, non si possono fare politiche climatiche solo in alcuni paesi. La lotta al cambiamento climatico richiede la partecipazione di tutti, e in particolare di quelli che emettono di più: già oggi la Cina emette da sola più di Stati Uniti, Unione europea, Gran Bretagna, Australia e India messi assieme. E’ semplicemente impensabile fare i conti senza l’oste.

 

Ancora più impensabile è condurre questa battaglia usando solo alcune armi (le fonti rinnovabili) e rinunciando al nucleare. L’Europa verde si deve porre un serio interrogativo: è vero o no che il riscaldamento globale è la più grande minaccia che l’umanità collettivamente abbia dovuto affrontare? Se sì, fare gli schizzinosi sull’atomo non è solo un gesto di irresponsabilità ma anche e soprattutto di cinismo: vuol dire che il clima non è l’obiettivo, ma un paravento di interessi materiali o ideologici molto precisi.