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L'analisi

Salari bassi e carenza di manodopera, i cattivi maestri del turismo

Luciano Capone

A un settore che corre non servono incentivi per migliorare le paghe. La soluzione dovrebbe essere lasciata ai meccanismi di mercato

L’economia italiana sta affrontando positivamente una congiuntura economica molto complicata. Alcuni settori, specie nei servizi, come ad esempio il turismo, stanno andando molto bene. Secondo l’Istat i dati dei primi mesi del 2023 mostrano un boom del settore (+45,5 per cento di presenze rispetto al 2022), con un incremento soprattutto delle presenze di turisti stranieri (+70,5 per cento, mentre quelli domestici crescono del 28,8 per cento) che dovrebbero portare nell’anno a un pieno recupero dopo la crisi Covid e al superamento dei livelli pre-pandemici. Ci sono però due problemi: i lavoratori hanno salari troppo bassi e le imprese soffrono di una carenza di manodopera.

Si tratta di due facce della stessa medaglia, che in una fase di espansione economica non dovrebbero essere un problema, soprattutto per un paese con una scarsa partecipazione al lavoro come l’Italia. La soluzione del doppio problema dovrebbe essere lasciata ai meccanismi di mercato: le imprese turistiche, che sono piene di clienti e con prezzi in crescita, aumentano i salari per attirare i lavoratori che servono. Il governo, invece, con il ministro del Turismo Daniela Santanchè propone una soluzione diversa di cui ha discusso con i ministri del Lavoro Calderone e dell’Economia Giorgetti: una decontribuzione per questa stagione per chi lavora la domenica, i festivi e i notturni perché “lavorare nel turismo è sacrificio”. Non si capisce, però, perché questo sacrificio debba essere pagato dai contribuenti anziché dai datori di lavoro. Per giunta, il governo ha già approvato una decontribuzione di 7 e 6 punti per i redditi rispettivamente sotto i 25 e 35 mila euro. Perché fare un altro sconto sulle tasse a un settore specifico, invece di lasciare lavorare il mercato? Pare la stessa logica che ha spinto il ministro Santanchè alla stretta sugli affitti brevi, che non avrà alcun impatto sul caro affitti nelle città ma sicuramente avrà un impatto a favore degli alberghi. E’ un principio sbagliato, soprattutto in una fase in cui il settore turistico va a gonfie vele. Fare il ministro del Turismo non vuol dire fare gli interessi delle imprese a discapito di quelli di contribuenti, proprietari e consumatori.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali