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GRAN MILANO

La città è un albergo. La bozza sugli affitti di Santanchè complica i piani di Maran e non risolve il resto

Daniele Bonecchi

La giunta ha provato a limitare lo strapotere dei soggiorni brevi a Milano ma il disegno di legge purtroppo non scoglie il problema. Aumentare l'offerta abitativa e calmierare il caro affitti non sembra aver convinto il ministro del Turismo

Pierfrancesco Maran ci ha provato a limitare lo strapotere degli affitti brevi a Milano, perché la fame di case in affitto è diventata incontenibile (come i costi) e attraversa famiglie, studenti fuori sede e lavoratori. Forse una scelta un tantino velleitaria, visti i numeri e la vocazione di una città sospesa tra grandi eventi e fiere. Sta di fatto che la proposta avanzata dall’assessore alla Casa, sostenuta dal sindaco Beppe Sala – limitare l’offerta di alloggi in locazione turistica temporanea a Milano (modello Venezia), per aumentare l’offerta abitativa e calmierare il caro affitti – non sembra aver convinto il ministro Daniela Santanchè, al lavoro sul nuovo disegno di legge. Infatti, la nuova disciplina sembra prevedere che “nei centri storici delle grandi città e nei comuni con più visitatori” le case non potranno essere affittate per una o due notti. Multe fino a cinquemila euro per chi non ha un codice identificativo. Chiunque concede in locazione un immobile ad uso abitativo per finalità turistiche, anche in qualità di intermediario – dice la bozza – “è tenuto a esporre il Cin all’ingresso dell’unità immobiliare e a indicarlo in ogni annuncio ovunque pubblicato. I soggetti che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone in cerca di un immobile con persone che dispongono di unità immobiliari da locare, hanno l’obbligo di indicare il Cin negli annunci pubblicati nei propri portali”. Il testo accoglie in parte le richieste degli albergatori, sistema di indubbio peso, ma non quelle dei sindaci: il numero di proprietà in affitto potrà continuare a crescere. Maran ha commentato ironico su Twitter: “Spoiler. Con la nuova legge non cambia nulla”.

A Milano gli appartamenti utilizzati per gli affitti brevi sono tra i 15 e i 17 mila: una città nella città e si collocano nelle zone più appetibili. Durante l’ultimo Fuorisalone, e Salone del Mobile, il costo degli affitti brevi è “lievitato” anche del 300 per cento. Per capirci: un bilocale arredato per tutta la settimana è arrivato assai vicino ai quattromila euro. Francesco Zorgno, presidente di Rescasa, l’associazione degli operatori professionali degli affitti brevi di Confcommercio, commenta la bozza di Santanchè con attenzione: “Gli spazi destinati agli affitti brevi hanno subito un drastico ridimensionamento col Covid, oggi sono un numero contenuto: piccolo rispetto agli immobili vuoti che ci sono in città. Positivo che il ministro abbia optato per il disegno di legge, non un decreto, e in quanto tale sarà soggetto a ulteriori aggiustamenti. Nella sostanza la regolamentazione viene unificata superando i livelli regionali, grazie al codice identificativo nazionale. Il numero minimo di notti – opzionale da scegliere per ciascuna amministrazione – è una linea di demarcazione tra l’ospitalità alberghiera e quella extra alberghiera: su questo sospendiamo il giudizio in attesa di valutarne meglio l’impatto. Vorremmo maggiore attenzione al riconoscimento professionale dei gestori, che vanno dalle partite Iva alle società quotate in Borsa. Realtà d’impresa che aiutano a rispettare le regole, anche quelle fiscali”, conclude Zorgno. Per Maurizio Naro, presidente Apam (albergatori) “tocca ai gestori delle grandi piattaforme operare i controlli. C’è poi la necessità di qualche modifica per arrivare almeno al limite dei tre giorni di affitto, poi le sanzioni sono irrisorie”. Il tema dei controlli avrà un punto fermo il 6 giugno, quando il Consiglio di Stato si esprimerà sulla riscossione della cedolare secca, nella disputa tra Airbnb e Federalberghi.

Carmelo Benenti, presidente Federconsumatori di Milano, taglia corto: “Il solito regalone pagato dai turisti-consumatori”. “Il problema vero sugli affitti brevi sono i servizi e questo disegno di legge rischia di essere ininfluente su questo terreno. Col vincolo di due giorni poi c’è la possibilità concreta che quella giornata di permanenza costi molto di più, anche gli alberghi forse aumenteranno le tariffe: così viene a mancare la concorrenza virtuosa tra Airbnb e alberghi. Resta intatto il problema di fondo: gli affitti brevi, a Milano, hanno visto lievitare i costi senza offrire ai turisti servizi all’altezza. Per i turisti un’occasione mancata”, conclude. Un’operazione stando alla bozza, non sembra risolvere i problemi aperti dal mercato selvaggio degli affitti brevi. E al contempo un passo indietro per la giunta che punta invece a contenere il fenomeno per rispondere (almeno in parte) alla crescente domanda di case in città.