editoriali

La nomina di Munari come ad di Amco e l'eredità di Natale

Redazione

Il cambio di management mette a un bivio la società del Mef che compra e gestisce i crediti incagliati delle banche italiane (Npl) e opera anche nel mercato

La nomina di Andrea Munari è stata accolta con un certo stupore in Amco, la società di asset management del Mef, e non solo. Non che Munari, che lascia la presidenza di Bnl-Bnp Paribas, non abbia un denso curriculum di banchiere, ma fino all’ultimo in tanti hanno creduto in una scelta di continuità del governo considerando che la società fa un mestiere particolare: compra e gestisce i crediti incagliati delle banche italiane. Nei suoi bilanci ci sono ben 36,4 miliardi di questi crediti frutto degli interventi in operazioni di salvataggio avvenuti dal 2016-2017 in poi: banche venete, Mps, Carige e Popolare di Bari, solo per citare i più importanti.

 

Marina Natale, da ex top manager di Unicredit ai tempi di Federico Ghizzoni, fu catapultata alla guida della ex bad bank del Banco di Napoli con l’obiettivo di puntellare un sistema bancario che  non era solido come oggi. Tutte le volte che c’era una banca in profonda crisi e un  cavaliere bianco all’orizzonte arrivava Amco per “ripulire” i bilanci dalle sofferenze e rendere possibile la vendita.

 

Natale, poi, nella sua gestione è andata molto oltre, ha fatto di Amco un operatore di mercato in concorrenza con i colossi internazionali del settore, anche se spesso non le è stata risparmiata la critica di praticare prezzi al ribasso nelle gare, forte di avere alle spalle il Mef. Una distorsione del mercato? Forse, intanto Amco ha chiuso il bilancio 2022 con utili per 91,8 milioni, in crescita del 31 per cento rispetto al 2021. Tutto considerato, la conferma della manager era una possibilità fino a qualche settimana fa.

 

Poi il vento è improvvisamente cambiato e il governo ha indicato come futuro ad Munari, trevigiano, una carriera in Banca Imi prima di approdare nel 2015 a Bnp-Paribas. Munari trova una società in salute ma anche un business complicato perché, in mancanza di salvataggi bancari, per fare profitti deve accelerare il recupero crediti da famiglie e imprese. E sul mercato dovrà vedersela con la Natale che, secondo i rumors, starebbe per passare alla concorrenza.

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