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transizione ecologica

Il loop ambientalista che fa esplodere il prezzo del rame

Maurizio Stefanini

Estrarlo è inquinante ma il suo consumo è necessario in grande quantità per la produzione di auto elettriche, per il trasporto di energia e anche per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Ma invece di crescere, l’offerta inizierà a diminuire a causa della mancanza di investimenti in nuove miniere

Serve sempre più rame per la transizione ecologica, ma proprio perché viene da un tipo di estrazione particolarmente inquinante c’è una crescente resistenza ambientalista ad estrarlo. È anche questo loop che spiega il boom dei prezzi: più 30 per cento in due anni, 18 per cento in due mesi, e venerdì la barriera dei 10.000 dollari la tonnellata è stata oltrepassata per la prima volta dal 2022, malgrado tra il 2010 e il 2024 la produzione sia aumentata di 8 milioni di tonnellate. Ma solo se arrivasse a 12.000 dollari, secondo gli analisti, si potrebbero trovare i 150 miliardi di dollari necessari alla ricerca di nuovi giacimenti. Intanto, effetto della situazione è la clamorosa offerta di 39 miliardi di dollari da parte del colosso minerario australiano Bhp Billiton per l’acquisto del conglomerato gemello sudafricano Anglo American - De Beers: la Anglo American è in particolare il colosso mondiale dell’oro, e la sua controllata De Beers dei diamanti. Suo, in particolare, il famoso slogan pubblicitario “un diamante è per sempre”. L'operazione ha un significato per il mercato del rame che la Anglo American controlla in Cile e in Perù, e consentirebbe di arrivare al 10 per cento dell’offerta mondiale. Il resto, forse, avrebbe potuto essere spacchettato.

È una storia romanzesca quella di Ernest Oppenheimer, un giovane ebreo tedesco emigrato a Londra per fare la gavetta come tecnico nella selezione delle pietre preziose che, mandato “sul campo” in Sudafrica a “farsi le ossa”, con piglio napoleonico si mise in proprio, fondò nel 1917 la Anglo American Corporation Limited per estrarre l'oro, e divenne tanto ricco da riuscire a comprare anche il colosso diamantifero De Beers. Dando così vita a un impero gemello che, dopo una successione di eredi e fiduciari, è ancora in mano alla stessa famiglia. Suo nipote Nicky Oppenheimer, uomo più ricco del Sudafrica e terzo dell’Africa, ha formalmente rinunciato nel 2012 alla vicepresidenza della De Beers e della Anglo American ma ne resta il principale azionista privato. C’è però anche una quota del 7 per cento in mano pubblica. Il colosso ebbe un ruolo chiave nel pilotare il processo alla fine dell’apartheid, ed è tuttora un pilastro dell’economia sudafricana. Sarebbe venuto dunque dal governo sudafricano il secco no alla proposta, oltretutto ritenuta anche offensiva per un valore giudicato basso.

Grandi quantità di rame sono necessarie non solo per la produzione di auto elettriche, ma anche per le reti di trasporto di energia verso le nuove stazioni elettriche, e per la costruzione di nuovi data center da parte di aziende tecnologiche. Infrastrutture, queste ultime, che saranno fondamentali per proseguire con lo sviluppo digitale e anche per poter continuare i progressi nell’intelligenza artificiale. In passato, la Cina è stata in grado di provvedere e nell’ultimo decennio ha coperto il 40 per cento dell’aumento di offerta necessario. Ma per mancanza di capitali da investire si stima che scenderà al 16 per cento nei prossimi cinque anni.

Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, il mercato del rame è cresciuto del 50 per cento tra il 2017 e il 2022 e sfiora i 200 miliardi di dollari. La quantità di rame consumata nel mondo è raddoppiata negli ultimi 20 anni. Secondo la società di consulenza Cru, da qui al 2030 dovranno essere estratte altre 4 milioni di tonnellate per soddisfare la domanda potenziale. Ma invece di crescere, l’offerta inizierà a diminuire a partire dal 2027, a causa della mancanza di investimenti in nuove miniere. I giacimenti ricchi di minerali sono sempre più scarsi e il loro sfruttamento è sempre più costoso e lento. Potrebbero essere necessari 10 anni per raccogliere fondi, ottenere permessi e superare la crescente ostilità delle popolazioni locali. L'attuale siccità minaccia anche la produzione della metà delle miniere in funzione, avverte la britannica PricewaterhouseCoopers.

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