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L'intervista

Il ceo di Newcleo ci spiega perché il nucleare del futuro è made in Italy

Mauro Zanon

La start-up italiana investirà 3 miliardi di euro in Francia per lo sviluppo di un reattore e di un impianto di produzione di combustibili innovativi. “L’Italia vanta una profonda tradizione di competenze”, dice al Foglio Stefano Buono

Parigi. Tra le dodici imprese italiane che lunedì hanno partecipato alla sesta edizione di Choose France, il summit organizzato ogni anno dal presidente Macron per sedurre gli investitori stranieri, c’era anche Newcleo, la pepita made in Italy del settore nucleare, che ha annunciato un investimento da 3 miliardi di euro nel periodo 2023-2030 per lo sviluppo del primo reattore modulare di quarta generazione da 30MWe e di un impianto per la produzione di combustibili nucleari innovativi. Con sede a Londra, la start-up è stata fondata nel 2021 dal fisico Stefano Buono, dall’ingegnere nucleare Luciano Cinotti, e da Élisabeth Rizzotti, fisica con un passato nella finanza. A Lione, nel giugno 2022, Newcleo ha aperto la sua filiale francese, dove impiega già 70 ingegneri e altro personale qualificato. E i posti di lavoro sono destinati a lievitare: saranno un centinaio in Francia entro la fine del 2023, con l’obiettivo di arrivare a 500 dipendenti complessivi nel 2030.

 

Perché avete scelto la Francia per sviluppare la vostra tecnologia? “In questi due anni abbiamo scelto l’Europa come base per la nostra azienda aprendo in Italia, Francia e Regno Unito. In ognuno di questi paesi abbiamo trovato competenze e opportunità fondamentali per il nostro sviluppo. La Francia, nello specifico, ha una immensa tradizione nucleare essendo il secondo paese al mondo per numero di reattori attivi. Il paese è sempre stato in prima linea sui progetti di innovazione nucleare e oggi sta lanciando il suo rinascimento nucleare, investendo e creando condizioni adeguate a portare avanti progetti innovativi come il nostro”, dice al Foglio Stefano Buono, ceo di Newcleo, prima di aggiungere: “La presenza di importanti aziende internazionali durante Choose France è la dimostrazione dell’attrattività del paese e della qualità del dialogo tra istituzioni e imprenditori che la Francia ha costruito, una condizione essenziale per favorire grandi investimenti per il futuro del paese”.

 

L’Italia, grazie alla sua azienda, si afferma come un paese all’avanguardia nel settore nucleare. “I reattori di Newcleo sono resi estremamente attrattivi da caratteristiche di sicurezza passiva e circolarità del ciclo di combustibile. Utilizzando il Mox, uno speciale combustibile nucleare prodotto a partire dal carburante nucleare usato e dalle scorie delle centrali tradizionali, saremo in grado di alimentare i nostri reattori per centinaia di anni senza necessità di estrarre nuovo uranio e, al contempo, ridurremo significativamente il quantitativo di materiale radioattivo prodotto dai reattori”, spiega al Foglio Buono. “Di fatto ‘bruceremo’ scorie per produrre energia in maniera totalmente decarbonizzata e sicura”. In quanto tempo l’Italia potrebbe diventare competitiva sul nucleare partendo oggi? “Il nostro paese vanta una profonda tradizione di competenze legate all’energia nucleare che, nonostante l’interruzione post referendum del 1986, in un certo senso, lo rende già competitivo nell’industria nucleare”.

 

Dare tempistiche precise “è difficile”, precisa il ceo di Newcleo, “ma posso dire che uno dei grandi vantaggi della nostra tecnologia, e dei reattori Smr (Small modular reactor), è proprio il fatto che siano di rapida realizzazione e implementazione, e pertanto si può raggiungere una scala significativa in tempi contenuti rispetto ai grandi progetti nucleari del passato. Certamente a partire dell’inizio della prossima decade”. In Italia, sottolinea Stefano Buono, “abbiamo già importanti progetti in campo”. Ma arriveranno altri investimenti di Newcleo. “Oltre al centro di Torino che già occupa oltre 130 scienziati per le nostre attività di ricerca e sviluppo, costruiremo al centro Enea sul Brasimone il nostro primo prototipo non nucleare, e quindi alimentato a energia elettrica, già nel 2026. Questa è una tappa fondamentale dei nostri progetti in quanto ci consentirà di testare numerosi sistemi e materiali che implementeremo nei primi reattori nucleari che costruiremo fuori dall’Italia”. 

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