(foto Ansa)

l'annuncio

C'è l'accordo per la cessione della raffineria Lukoil di Priolo

Redazione

Il principale impianto del paese, in provincia di Siracusa, sarà venduto al gruppo Goi Energy (che ha sede a Cipro). Il closing è previsto per fine marzo

E' stato raggiunto un accordo per la cessione della raffineria Lukoil di Priolo, che si trova in provincia di Siracusa. Lo ha annunciato Litasco, il proprietario dell'impianto controllato dai russi Lukoil, con un comunicato. L'impianto, secondo l'accordo, andrà alla Goi Energy, azienda che fa parte del fondo di private equity Argus, attivo in campo energetico e con sede a Cipro. Il closing dell'operazione è previsto entro marzo e dovrà però necessariamente passare dall'ok del governo italiano. 

"Nell'ambito di questa transazione, Goi Energy ha concordato accordi esclusivi di fornitura e di offtake a lungo termine con Trafigura, uno dei maggiori commercianti indipendenti di petrolio e prodotti petroliferi al mondo", si legge nel comunicato. "Siamo lieti di aver raggiunto un accordo e siamo profondamente consapevoli dell’importanza di Isab per l’economia italiana, per la Sicilia e per la comunità locale" ha commentato l'ad di Goi Energy Michael Bobrov. Con la vendita dovrebbe essere scongiurato lo stop alla produzione. Così come dovrbbero essere mantenuti i livelli occupazionali.

 

La posizione e il futuro della raffineria di Priolo sono diventati oggetto d'interesse soprattutto dopo l'invasione russa in Ucraina. Mentre in tutto l'occidente diminuivano gli acquisti di petrolio russo, in Italia i volumi sono rimasti elevati proprio perché la raffineria che fa capo a Lukoil non riusciva ad aquistare greggio da altri paesi per timore delle sanzioni. Con l'embargo scattato lo scorso 5 dicembre il timore era che la raffineria chiudesse per l'impossibilità di reperire petrolio. Per questo il governo è intervenuto con un decreto ad hoc che autorizzava l'amministrazione fiduciaria. Un mese fa era anche emersa l'ipotesi che il governo italiano azionasse il golden power in caso di vendita, così da consentire che l'impianto finisse in mani favorevoli all'indirizzo politico e internazionale dell'Italia. 

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