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Editoriale

L'Europa alla canna del gas di Putin

Redazione

Meglio imporre sanzioni come il price cap, idea sostenuta da Mario Draghi, che subire i ricatti del Cremlino

Berlino ha risposto alla riduzione delle forniture russe innalzando il grado di emergenza per il gas al secondo dei tre livelli. La decisione avvicina la locomotiva europea al razionamento del gas, il ministro dell’Economia Robert Habeck ha detto che da ora in poi “il gas è un bene scarso in Germania” e ha accusato Mosca di “attacco economico”. Ormai sono dodici i membri dell’Unione europea colpiti dal taglio unilaterale dei rifornimenti di gas russo, dieci tra loro hanno diramato un’allerta iniziale. La situazione italiana appare più rassicurante di quella tedesca, ma il problema è comune. Anche se attualmente il gas può essere ancora acquistato e immagazzinato, la situazione diventerà più grave con l’inverno. “Non dobbiamo illuderci: tagliare le forniture di gas è chiaramente la strategia di Putin per creare insicurezza, aumentare i prezzi e dividerci come società”, ha affermato Habeck. Secondo Norbert Röttgen, membro della Cdu ed ex presidente della commissione per gli Affari esteri del Bundestag, la situazione in cui ci si trova oggi non era solo prevedibile, ma prevista. Aver sbandierato scenari catastrofici su recessione e disoccupazione in caso di embargo ha, secondo Röttgen, solo manifestato la propria vulnerabilità invitando Putin a sfruttarla: sarebbe stato meglio se l’Europa avesse imposto l’embargo a Putin “alle nostre condizioni”.

 

Ma oltre all’embargo e alle sanzioni ci sono anche delle alternative. Alcuni economisti ritengono che la soluzione migliore sia imporre un pesante dazio sugli idrocarburi russi, ma sul piano politico l’unica proposta in campo è il price cap sul gas, sostenuta da Mario Draghi. A livello europeo è un’idea che sta guadagnando consenso, un buon compromesso che impedirebbe al Cremlino di ridurre i flussi per far lievitare i prezzi. In tanti però, a partire dalla Germania, sono dubbiosi e temono che il Cremlino possa reagire chiudendo definitivamente i rubinetti. Come se restare alle dipendenze e alle volontà di Putin, nonché ai prezzi che stabilisce lui, fosse un’alternativa meno preoccupante.

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