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Emergenza energia

“Le autorizzazioni ferme per l'eolico nel 2021? Sono il 100 per cento”

Fabio Bogo

L’Italia ostaggio delle sovrintendenze e dei tabù sul nostro gas. Che fare? Parla il presidente di Anie rinnovabili, Alberto Pinori

Chiedere ad Alberto Pinori, presidente di Anie rinnovabili, branch energetica verde di Confindustria, di spiegare perché l’Italia è in ritardo sullo sviluppo di potenze alternative al gas di Putin è come alzare le paratie e lasciare che il fiume vada in piena. “L’energia in Italia è un’emergenza nazionale, comportiamoci di conseguenza. Ci sono settori dove possiamo abolire il gas? Si, e allora facciamo spazio alle rinnovabili. Ci sono settori che ancora inevitabilmente hanno bisogno di gas? Si, e allora prendiamolo, preferibilmente il nostro. Ma facciamo qualcosa. Perché, ad esempio sulle rinnovabili, non possiamo stare fermi ed essere prigionieri di una burocrazia che non permette investimenti e non da risposte a chi le chiede”. È sempre lì il collo di bottiglia: la burocrazia; il tappo che con una firma o un divieto blocca gli investimenti necessari per affrancare il Paese dalla dipendenza odierna dal gas di Putin. E a volte senza nemmeno pronunciarlo, quel divieto. Basta ignorare il fatto.

 

“Ecco i numeri – dice Pinori, che guida Anie Rinnovabili dal 2017 – nel 2021 sono state presentate 9.488 istanze di progetti per l’eolico. Nessuno di questi ha avuto parere negativo. Può sembrare una buona notizia, ma non è cosi. Perché di tutti questi solo uno ha avuto la valutazione di impatto ambientale positiva e quattro sono stati autorizzati. Quelli ancora in attesa della valutazione di impatto ambientale, che è il primo passo, sono 9.483. Praticamente tutti sono fermi alla casella di partenza”. Vabbè, ma per il fotovoltaico andrà meglio.

 

“Lei crede? Ecco i numeri. Sempre nel 2021, 15.790 istanze presentate, 820 valutazioni positive di impatto ambientale, 262 pareri negativi, 112 progetti autorizzati. In attesa ne rimangono 14.595, il 92 per cento del totale. Le sembra che vada bene?” Direi di no, ma perché accade questo? “Perché gli uffici pubblici spesso hanno modificato il pensiero cartesiano ed hanno trasformato il ‘Cogito ergo sum, in ‘Impedio ergo sum’. Se ci pensa bene scoprirà che ci sono uffici che non hanno una funzione, una finalità sociale o economica. Creano dei moduli spesso inutili, e visto che li creano giustificano il loro esistere e garantiscono il proprio stipendio. Una sorta di reddito di cittadinanza permanente, insomma”. Ci faccia qualche esempio, e indichi qualche responsabile dei ritardi. “Ce ne sarebbero troppi. Le dico solo che oggi sono fermi 9,4 gigawatt di potenza elettrica potenzialmente ottenibili da impianti rinnovabili. Tutti soldi che stiamo buttando importando invece gas russo. E sul fronte dei divieti le sovrintendenze sono in prima linea, con i no aprioristici e il preconcetto che le installazioni non tutelano il paesaggio e l’ambiente. Con dei casi limite, davvero”.

 

Tipo? “Beh, ad esempio Desenzano sul Garda. Sì all’impianto fotovoltaico, a condizione che sia coperto da una tettoia. Paradossale, no?. Come dire, si alla produzione e alla circolazione di auto, purché si muovano senza ruote. Si commenta da solo. Le sovrintendenze hanno un potere immane che blocca sistematicamente una serie di impianti elettrici. Mi piacerebbe vederle qualche mese senza corrente elettrica, e controllare cosa succede”. Bene, questa è la situazione, passiamo ai rimedi, altrimenti sono sono lamentele. “Certamente. La prima cosa da fare è accorciare i tempi autorizzativi, che oggi sono esagerati e contro le norme di legge. Per darle un’idea la valutazione di impatto ambientale e l’Autorizzazione Unica statali dovrebbero essere chiuse per legge in 16,5 mesi, invece la media è di 64 mesi. Per quelle regionali invece i tempi dovrebbero essere sempre di 16,5 mesi, e si allungano in media fino a 78 mesi. Allora io dico che è inutile fare leggi di semplificazione aggiungendo altre norme. La regola deve essere il silenzio-assenso. Io regolatore stabilisco dei divieti, e tutto quello che non è compreso in questa rete diventa fattibile e si fa. Così anche la burocrazia perde una delle sue caratteristiche, che è l’obbligo di vietare per percepire lo stipendio. Le regole debbono essere generali e condivise da Regioni, Province e  Comuni, accordando le loro normative con quella nazionale. Questo deve valere anche per le aree idonee contenute nel Pniec, il piano nazionale energia e clima. Se si stabilisce che un’area è idonea, che senso ha dover chiedere un permesso per mettere dei pannelli su un capannone?”

 

Ma lei sa che le rinnovabili hanno bisogno di tempo. L’emergenza-energia invece è adesso. “Certo, e sono d’accordo a estrarre il nostro gas nell’emergenza e per chi non può farne a meno. Sempre meglio che importarlo da altri. Dovremmo evitare però di tornare al carbone”. Eppure pensi che in Sardegna c’è chi protesta, perché gli impianti eolici o l’arrivo del gas tolgono lavoro, che il carbone invece dà. “L’energia pulita crea lavoro. Il carbone anche: ma soprattutto per i medici che curano i malati ai polmoni”.

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