editoriali

Il doppio costo di Tim

Redazione

Gli italiani pagano due volte per l’azienda: come clienti e come contribuenti

Lo sciopero dei dipendenti Tim proclamato per il 23 febbraio ha per bersaglio più che l’azienda – che ha in Vivendi l’azionista di maggioranza e in Cassa depositi e prestiti il socio pubblico – lo scorporo delle rete dai servizi, obiettivo del governo esposto dal nuovo ad, Pietro Labriola. Secondo il sindacato, uno “spezzatino inaccettabile che priverebbe il paese di un’azienda di riferimento” e che non “aiuterebbe il mercato pervaso da segnali di prossimi sconvolgimenti”.

   

Nel comunicato ci sono vecchi refrain e palesi contraddizioni. Barricarsi dietro agli sconvolgimenti di mercato è bizzarro, visto che una low cost come Iliad ha appena offerto per gli asset italiani di Vodafone, seconda azienda mondiale, il doppio della capitalizzazione di Tim. Quanto a spezzatino e riferimento per il paese: in quali occasioni le abbiamo già sentite? Per esempio per Alitalia e per Mps.

    

Tim ha un debito di 18 miliardi, 10 dei quali gravano sulla rete. A novembre 2021 il fondo americano Kkr ha offerto 0,5 euro ad azione; ieri il titolo ha prezzato 0,41 e, al di là della tempesta di queste ore, si è dimezzato in 5 anni, mentre la governance oscillava tra difesa di un modello (rete più servizi) che palesemente non va, tentazioni di ristatalizzazione, alleanza o guerra con il soggetto pubblico nel frattempo nato per la sola rete, Open Fiber.

     

Quanto al bene del paese, non pare che il paese ricambi: Tim, ex monopolista pubblica, ha una leadership in calo nella telefonia fissa mentre nel mobile lotta per la seconda piazza. Il governo Draghi vuole scorporare la rete, fonderla con Open Fiber, attirarvi capitali privati mantenendo al Tesoro una quota strategica; e cedere i servizi, compresa parte di un patrimonio immobiliare di 10 miliardi.

   

I soldi privati in ingresso, dall’una e dall’altra via, servirebbero ad abbattere il debito e finanziare gli investimenti sulla rete, visto che oltre un decimo delle abitazioni non ha connessione  internet. Qual è l’interesse di un paese in cui i costi di Tim, come già quelli di Alitalia e Mps, si pagano due volte, come clienti e come contribuenti?

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