Non solo Omicron

Anche la variante green fa ammalare l'economia. Serve vaccino

L'aumento del prezzo dell’energia dovuto alla transizione ecologica, dalle auto alle costruzioni, ha ricadute forti anche sull'industria e sul commercio. L'esempio degli Usa e le criticità europee

In un’analisi di Bloomberg Economics sui rischi per l’economia mondiale nel 2022 figurano al primo posto la variante Omicron, al secondo l’inflazione, al terzo la politica più restrittiva della Federal reserve come sua diretta conseguenza. Quel documento è del 13 dicembre, e vediamo non solo come si stia rivelando esatto ma anche le possibili evoluzioni dei tre del podio. Chiamiamole varianti. Riguardo a Omicron c’è la speranza che sia molto contagiosa ma meno letale. Per il virologo in chief Antony Fauci, la pandemia finirà per raggiungere la fase endemica, con cui convivere, tra vaccini e farmaci. Al contrario sull’inflazione si va dall’incertezza al pessimismo. A inizio 2021 si prevedeva che gli Usa chiudessero l’anno al 2 per cento, invece siamo quasi al 7. La Fed ha fischiato la fine del sostegno monetario: dimezzamento dell’acquisto di titoli pubblici (tapering) e annuncio di aumenti dei tassi, tre nel 2022 e due nel 2023. L’inflazione americana ha varie cause, a partire dall’impennata dei salari. 

 

Ma c’è anche una variante green, non inattesa ma più acuta del previsto: l’aumento del prezzo dell’energia dovuto alla transizione ecologica, dalle auto alle costruzioni. Tesla, divenuta la quinta azienda più capitalizzata di Wall Street, raddoppiando il valore del 2020 dopo che già l’anno prima lo aveva moltiplicato per otto, ne è un simbolo, assieme ad Elon Musk uomo più ricco del mondo. Ma secondo documenti circolati al Cop26 di Glasgow, produrre una Tesla costa almeno il 40 per cento più di un’auto a trazione termica, un quarto più di una ibrida. Infatti il prezzo di vendita è quasi ovunque sussidiato da incentivi pubblici. Quanto alla ricarica, attualmente supera il prezzo di una diesel dal destino segnato, e anche per questo dalla Conferenza sul clima sono uscite raccomandazioni a mantenere fino al 2035 una pluralità di offerte per i motori di auto e veicoli commerciali. Nonostante la scommessa ormai vinta di Musk (che del resto ha reso open source, disponibili a tutti, le sue tecnologie), viaggiare a emissioni zero costa. 

 

Così come costa approvvigionare l’industria con materiali non fossili: al punto che a novembre 2021 Joe Biden ha preso una decisione in controtendenza con il suo dichiararsi paladino del verde, immettendo sul mercato 50 milioni di barili di greggio delle scorte strategiche americane. Certo, lo ha fatto per calmierare i prezzi: ma la contraddizione rimane. Dall’altro fronte il senatore democratico Joe Manchin ha silurato il piano economico della Casa Bianca da duemila miliardi di dollari per difendere il carbone della West Virginia, dove è eletto. Di conseguenza Goldman Sachs ha tagliato le stime di crescita reale degli Usa ben sotto il due per cento, prevedendo un Pil ancor più taglieggiato dai prezzi. Fin qui le varianti green dell’inflazione hanno riguardato principalmente gli Usa, ma, come dimostrato dal Covid, è impossibile chiuderle in un recinto nel mondo globalizzato.

 

In Europa, dove l’economia tedesca sconta da tempo la transizione verde dell’auto mentre in Italia il caro-prezzi è finora tamponato da bonus governativi, la questione è esplosa quando la Francia, all’inizio del suo semestre europeo, ha chiesto di inserire il nucleare di quarta generazione, basato su centrali compatte a fissione per produrre elettricità, nella tassonomia – inciso: non si poteva trovare un termine più chiaro per la classificazione di investimenti ecologicamente ammissibili? – per liberarci verso metà secolo dalle fonti inquinanti. Emmanuel Macron ha trovato il sostegno di Polonia e Repubblica Ceca; la Germania, che con le vecchie centrali atomiche ha chiuso, mentre si approvvigiona di gas in gran parte russo, si oppone con Austria e Lussemburgo. A Berlino e Vienna i Verdi sono nelle coalizioni di governo, nel granducato felix il primo ministro Xavier Bettel ha reso gratuite le ferrovie per ridurre l’inquinamento. La Spagna si accoda alla Germania, nell’Italia che attende cauta i fondi europei il ministro Roberto Cingolani è favorevole, la Lega dice sì, il M5s no. Tanto appunto ci sono i bonus.

 

La Commissione di Bruxelles vuole includere sia il nucleare sia il gas, con l’Austria che minaccia le vie legali. In Europa l’inflazione cresce in modo disomogeneo (oltre il 3 per cento in Italia, il 5 in Germania, il 2,8 in Francia) e la Bce continua a mostrarsi accomodante. Ma se il rialzo dei prezzi è un virus, e il green ne è una delle varianti, perché non ascoltare la scienza come per il Covid e valutare ogni serio vaccino e cura a disposizione?

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