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Lost in chip

La crisi dei semiconduttori. Cnh chiude per alcuni giorni diversi stabilimenti in Europa

Mariarosaria Marchesano

Non sono previsti gravi danni per l'azienda italo-americana, ma la notizia desta preoccupazioni perché non è un caso isolato

Le interruzioni delle catene di approvvigionamento non generano solo inflazione, ma colpiscono direttamente i processi industriali. Cnh Industrial (gruppo Exor) ha annunciato la chiusura momentanea di diversi siti produttivi di macchine agricole, veicoli commerciali e sistemi di powertrain in Europa a causa della carenza di componenti chiave, in particolar modo semiconduttori. È probabile, come sintetizzano alcuni analisti finanziari, che ciò non procurerà gravi danni all’azienda italo-statunitense alla luce del trend positivo dei principali mercati di riferimento. Ma la notizia è comunque poco confortante perché segue l’allarme lanciato a fine settembre della tedesca Traton e più di recente da altri produttori di mezzi pesanti come Paccar, Volvo Trucks e Daimler Trucks, i quali hanno tutti lamentato la carenza di semiconduttori anticipando impatti sulla produzione e le vendite. Inoltre, a cadere vittima dei cosiddetti colli di bottiglia sono ormai diverse filiere produttive, da quelle delle costruzioni e delle infrastrutture a quelle del software e dei servizi It con conseguenze che si fa fatica a stimare sulla ripartenza economica. 

“La scarsità di risorse, dall’energia al settore delle spedizioni e alla manodopera, rappresenta una minaccia per il ritmo della ripresa globale mentre le scorte esigue e le strozzature delle catene di fornitura rappresentano un ostacolo per la ripresa della domanda”, afferma in uno studio Stéphane Monier, capo degli investimenti del gruppo bancario svizzero Banque Lombard Odier. Secondo Monier quello che il mondo sta vivendo è uno dei più grandi choc economici a cui ha fatto seguito una delle riprese più forti mai registrate nella storia. “E questo non ci consente di avere un riferimento passato per tracciare una rotta verso la normalizzazione”. 


L’opinione prevalente tra gli osservatori economici è che le attuali difficoltà di approvvigionamento saranno transitorie così come transitoria dovrebbe essere la fiammata dei prezzi che sta contribuendo a generare, anche se su questo punto i dubbi sono crescenti. Secondo Bofa, l’industria dei semiconduttori è per sua natura deflazionistica ma adesso sta diventando inflazionistica. Raramente questo comparto, osserva la banca d’affari americana, è stato così influente mentre oggi sta causando miliardi di perdite ai produttori d’auto e, d’altra parte, si sta mettendo in una posizione più forte nel determinare i prezzi, segnando un’inversione di tendenza rispetto alla sua storia con una maggiore capacità di produrre profitti. Molto dipenderà dalla capacità di reazione e di resilienza dell’industria che dipende dalle forniture di chip. 

Cnh ha assicurato che lo stop degli impianti europei non durerà più di otto giorni. Del resto questi stabilimenti rappresentano circa il 50 per cento dei ricavi globali del gruppo, che, dopo la mancata vendita ai cinesi di Faw Jefang, ha messo in cantiere lo scorporo e la quotazione in Borsa della divisione Iveco, che potrebbe essere coinvolta nel fermo temporaneo.