La fabbrica di mascherine Miroglio Group ad Alba (foto LaPresse)

Il buon made in Italy da pandemia

Da una gigantesca crisi aziende come Miroglio, Modaimpresa e Siare Engineeringe cercano di far nascere nuove opportunità

Come durante i periodi di guerra il sistema produttivo si piega alle esigenze belliche, così ai tempi del coronavirus si sta sviluppando un’economia pandemica. Solo che invece di armi ed equipaggiamenti militari, molte aziende italiane si sono messe a produrre mascherine, gel disinfettanti e ventilatori polmonari di cui il paese è risultato di colpo sfornito, riconvertendo intere manifatture. Di esempi ce ne sono diversi. Da imprese famose come la piemontese Miroglio, che ha deciso di mettere da parte l’alta moda per dedicarsi alla produzione di mascherine non sanitarie ma lavabili e riutilizzabili a meno famose come la molisana Modaimpresa, le cui 100 sarte erano probabilmente destinate alla cassa integrazione a causa del blocco produttivo e, invece, si sono messe a cucire anche loro mascherine protettive con filtro. E poi ci sono tutte le aziende della cosmetica che, seguendo l’esempio del colosso francese Lvmh, hanno riconvertito la produzione di profumi in gel disinfettanti. Ma possono esserci limiti oggettivi alla capacità di reinventarsi se in gioco ci sono apparecchiature sofisticate come i respiratori prodotti dalla Siare Engineering, un’eccellenza del distretto biomedicale modenese a cui la protezione civile ha chiesto di produrre 2000 nuovi pezzi in quattro mesi, che è pari a quanto l’azienda ne fabbrica in quattro anni. Allora, ecco che dal genio italiano nasce l’idea. Chiedere aiuto a Fca e Ferrari che hanno nella stessa zona alcune linee produttive compatibili per fabbricare ventilatori destinati alle terapie intensive di alcuni ospedali italiani (lo stesso farà la Intersugical di Mirandola). Da una gigantesca crisi possono nascere nuove opportunità.

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