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Lagarde alla Bce gestirà il Qe “eterno”

Redazione

Che cosa cambia nel nuovo programma di acquisto titoli. Analisi di Bofa

Mario Draghi ha lasciato a Christine Lagarde, che si è insediata ieri al vertice della Bce, le ultime misure di politica monetaria decise nella riunione di settembre che hanno caratteristiche inedite rispetto al passato: il nuovo Quantitative easing e i tassi di deposito negativi.

 

Il programma di acquisto titoli – sulla cui necessità il board della Bce si è diviso – partirà a metà novembre al ritmo di 20 miliardi al mese e la prospettiva di poter essere prolungato fino a quando sarà utile per stimolare la crescita e far aumentare l’inflazione (a differenza delle edizioni passate, si tratta, infatti, di un Qe senza scadenza). Ma quali effetti è destinato ad avere sull’economia reale? Secondo un’analisi di Bofa Merrill Lynch, molto è cambiato nel panorama delle obbligazioni societarie rispetto a quando è partito il primo round di Qe nel 2015. Il corporate sector purchase program (cioè l’universo di emissioni provenienti da aziende) considerato ammissibile dalla Bce, ammonta attualmente a 855 miliardi di euro. Il settore più grande è rappresentato da servizi di pubblica utilità pari a un quinto del totale (160 miliardi). Al contrario si è ridotto il comparto delle vendite al dettaglio, nonostante sia un settore più sensibile dal punto di vista economico. Sempre secondo l’analisi della banca d’affari americana, il nuovo “Qeternity” è stato concepito per andare a beneficio di automobili, immobili e assistenza sanitaria, ma siccome l’obiettivo dell’Eurotower è anche quello di ridurre la pressione sugli spread, rendendo più omogeneo il costo delle emissioni pagato dalle aziende all’interno dell’Eurozona, allora è prevedibile che continueranno a esserci acquisti nei settori assicurativo, dei trasporti e industriale. Tutto questo dovrebbe – in teoria – andare a beneficio delle imprese e degli investimenti produttivi. Per quanto riguarda, invece, il costo del denaro, i tassi di deposito negativi sono destinati a continuare a beneficio degli investimenti, ma le banche pagheranno un prezzo. Quanto? Secondo uno studio di Mediobanca gli utili aggregati del settore bancario in Italia sono previsti in discesa del 20 per cento nel 2019.

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