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La lavatrice di Whirlpool non deve girare a vuoto. Parla Bentivogli

Alberto Brambilla

Tregua tra l’azienda e il governo grazie alla mobilitazione sindacale. Soluzione entro marzo. Non perdere più tempo

Roma. La multinazionale americana Whirlpool ha sospeso la decisione di lasciare lo stabilimento di Napoli, oggetto di polemiche negli ultimi mesi, per dare tempo al governo di valutare una soluzione per la cessione ad altra impresa entro marzo. Secondo Marco Bentivogli, segretario generale dei metalmeccanici Fim-Cisl, è il risultato della mobilitazione dei lavoratori che nel mese di ottobre hanno protestato a Roma davanti al ministero dello Sviluppo economico arrivando da tutti i siti Whirlpool sul territorio nazionale, da Cassinetta, Caserta, Siena, Fabriano, Comunanza.

 

“L’azienda conferma la volontà di cedere il sito ma ovviamente sono mesi in più per i lavoratori – dice Bentivogli – in cui possono tirare un sospiro di sollievo”. Lo stabilimento di Napoli secondo la società americana è inefficiente perché ha una capacità teorica di produzione di lavatrici per 900 mila pezzi ma, dal 2015, è arrivata a produrne al massimo 700 mila e oggi ne fa 120 mila. Troppo poco per restare in piedi. “Da quando è arrivata, Whirlpool periodicamente paventa la possibilità di ridurre la produzione o di lasciare il sito. E’ difficile saturare la produzione – ricorda Bentivogli – perché i mercati di sbocco non solo sono molto articolati ma sono anche oggetto degli effetti del protezionismo dell’India e degli Stati Uniti che pongono dazi alle importazioni anche nel settore del bianco, oltre alla chiusura quasi totale del mercato sudamericano, in particolare dell’Argentina. La capacità di produzione e l’opportunità di trovare dei mercati di sbocco per l’azienda rimane un tema”.


“La schizofrenia di Di Maio è stata uno dei problemi della vertenza. Ora c’è più pragmatismo e meno elettoralismo con Patuanelli. L’approccio populista o turboassistenziale è assolutamente negativo, è utile esplorare altre opportunità”, dice il segretario Fim-Cisl. Allo studio una collaborazione con la Federico II 


Secondo Bentivogli c’è però una discontinuità. Il passaggio dal governo Lega-M5s a quello Pd-M5s ha modificato l’approccio del governo verso la vertenza. L’abbandono del dicastero di via Molise da parte dell’ex ministro Luigi Di Maio ha quanto meno dato l’opportunità di affrontare in modo pragmatico la crisi dello stabilimento napoletano con i suoi 400 dipendenti.

 

“La schizofrenia di Di Maio è stata uno dei problemi della vertenza – dice Bentivogli – Abbiamo saputo per un puro caso della volontà dell’azienda di abbandonare il sito nel mese di maggio, mentre il ministro lo sapeva da inizio aprile senza comunicarlo. Ha aspettato a dirlo dopo le elezioni europee, poi ha spiegato che avrebbe risolto tutto lui continuando a parlare degli errori supposti dei suoi predecessori (il riferimento è a Carlo Calenda, ndr). Poi ha fatto una specie di balletto nel quale ha prima minacciato di tagliare i finanziamenti a Whirlpool attraverso il decreto dignità che avrebbe dovuto limitare e punire le delocalizzazioni. Si è accorto che avrebbe avuto effetto negativo sugli altri siti di Whirlpool senza aiutare quello di Napoli. E a quel punto ha fatto l’esatto contrario di quanto aveva detto all’inizio: con il decreto sulle crisi di impresa ha stanziato 17 milioni di euro in sgravi fiscali precisamente per Whirlpool rimangiandosi quanto aveva detto”. Il risultato? “Bè, il risultato lo vediamo: abbiamo perso molti mesi per le promesse e la tracotanza di Di Maio. Oggi c’è un confronto meno elettoralistico e un approccio più serio”, dice Bentivogli.

 

In passato per convertire il sito si è proposta la società svizzera Prs, di Lugano. E’ possibile che torni con una proposta, magari affiancata in questo periodo di transizione da Invitalia, una società pubblica per l’attrazione degli investimenti che spesso però interviene in situazioni di crisi, come è stato con Termini Imerese di Fiat. “Attualmente non abbiamo avuto l’opportunità di verificare le carte di Prs – spiega il segretario Fim-Cisl –, Patuanelli si era preso la responsabilità di farlo. Non conosciamo il vero piano industriale della società svizzera, certo è che adesso va riaperto il confronto purché venga fatto a carte scoperte verificando l’intenzione di Whirlpool di lasciare Napoli e verificando allo stesso tempo le alternative”. L’alternativa deve essere sempre lo stato o suoi addentellati?

 

“E’ abbastanza ricorrente che in tutte le crisi industriali ci sia un ragionamento su un intervento pubblico. Ma attenzione ai percorsi illusori, come quello invocato dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris quando parla di ‘lavatrici di stato’”. Una alternativa possibile è in corso di studio per capire come riqualificare il sito attraverso colloqui preliminari tra il personale di logistica, progettazione e industrializzazione del prodotto di Whirlpool e l’Università Federico II per avviare una collaborazione.

“E’ chiaro che serve un prodotto industriale forte e da questo punto di vista è interessante la collaborazione tra azienda e università. E’ fondamentale in un territorio come quello napoletano non lasciare che un sito chiuda, perché ogni braccio o testa sottratti ad attività produttive rischiano di essere consegnati alla malavita e alla criminalità. Questo non può accadere ma serve un approccio pragmatico. L’approccio populista o turboassistenzialista è assolutamente negativo. Bisogna interrogarsi sul perché le multinazionali lasciano il paese e fermare la desertificazione industriale perché – conclude Bentivogli – ricordiamoci che se il nord è l’area che tirava l’export, e sta rallentando, a confronto il sud è in stato catatonico”.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.