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Whirlpool prende tempo. La vera trattativa con Di Maio inizia adesso (e parte male)

Maria Carla Sicilia

Lo stabilimento di Napoli non chiuderà, ma la vendita non è esclusa. Calenda: "Il ministro dica la verità domani in Parlamento: sapeva da oltre un mese"

"Siamo disponibili al confronto ma oggi, dopo l'atto di ieri del ministro, non siamo in condizione di trovare una soluzione". Al tavolo su Whirlpool, che si è svolto questo pomeriggio al Mise, pesa la presa di posizione del ministro Luigi Di Maio, che ieri ha dato disposizione di verificare la revoca degli incentivi concessi alla multinazionale americana in cambio del suo impegno in Italia. L'azienda ha ribadito, come già detto inizialmente, di non voler chiudere lo stabilimento di Napoli, dove lavorano 420 dipendenti, e di essere disponibile a proseguire la trattativa. La riconversione e la cessione dell'impianto però non sono state escluse. Eppure Di Maio su Facebook celebra il risultato: "In questa settimana ho chiesto con forza a Whirlpool di non abbandonare Napoli, altrimenti nemmeno avremmo continuato la discussione. L'azienda oggi al tavolo ha detto per la prima volta che non si disimpegnerà più dallo stabilimento". 

                 

"Un gesto inutile – dice Carlo Calenda al Foglio – quello di minacciare la revoca dei fondi pubblici. Sia perché questa possibilità è già prevista nelle clausole dei contratti che si stipulano con Invitalia, sia perché parte di questi incentivi, 7 milioni, non sono stati ancora erogati per la fabbrica di Napoli, mentre gli altri 8 sono relativi all'impianto di Carinaro che non è in discussione, dove sono già stati spesi". Ieri, ospite negli studi di Myrta Merlino, Calenda ha dichiarato che il Mise è a conoscenza almeno dal 13 aprile dei piani della multinazionale sullo stabilimento campano. "A Di Maio converrà riferire tutto quanto successo in questi mesi, perché andremo fino in fondo nel dimostrare che il Mise sapeva già tutto da tempo", continua Calenda. I deputati Pd hanno depositato un'interrogazione per Di Maio, che domani dovrà riferire del caso Whirlpool alla commissione Lavoro della Camera. "Ci sono stati molti incontri, dettagliati, tra Invitalia e il nuovo possibile acquirente: è un fatto noto, non ancora smentito – continua – su cui il ministro non potrà mentire". 

       

Se il ministero sapeva, la notizia non potrebbe non essere passata dalla scrivania di Giorgio Girgis Sorial, vice capo di gabinetto grillino del ministro incaricato da febbraio di gestire i tavoli di crisi. Il ministro e i suoi collaboratori – è l'accusa di Calenda – avrebbero scelto di tenere riservato il dossier per non turbare la campagna elettorale delle elezioni europee. E così la notizia è stata diffusa solo il 31 maggio, durante un incontro tra i sindacati e l'azienda. 

                       

Quello di oggi è stato il secondo incontro da quando il gruppo americano ha comunicato di voler dismettere lo stabilimento e ce ne sarà un terzo la prossima settimana. Tuttavia nei mesi successivi all'accordo, firmato in ottobre, il ministro ha lasciato che fossero i sindacati a seguire gli incontri trimestrali per verificare l'avanzamento del piano industriale, abbandonando il tavolo con Whirlpool. "Segno – dice Calenda – che il ministero dello Sviluppo economico ha condotto in maniera disastrosa il confronto con l'azienda".

   

A questo punto la trattativa si aggiornerà alla prossima settimana, quando Whirlpool presenterà una proposta "che assicuri il massimo livello di occupazione e la continuità industriale", hanno detto oggi i rappresentanti dell'azienda. Ma il timore dei sindacati è quello che un'eventuale vendita a terzi possa essere il primo passo verso la chiusura. E' difficile – ragionano i rappresentanti sindacali – che si faccia avanti qualche importante soggetto dell'industria del "bianco", quelli che producono grandi elettrodomestici, mente più probabile è l'entrata in scena di un "contoterzista" in grado di garantire continuità occupazionale per qualche anno, magari supportato da commesse della stessa Whirlpool. Secondo quanto riporta Repubblica oggi, ci sarebbe una cordata di imprenditori italiani guidata da Giovanni Battista Ferrario interessata con una newco a rilevare lo stabilimento. Una notizia, come dice Calenda, non smentita ancora dal ministero.