La protesta dei metalmeccanici a Milano (foto LaPresse)

Non è la solita protesta di piazza

Redazione

Dopo imprenditori e Sì Tav, i sindacati uniti licenziano il governo

Ecco un altro record del governo: lo sciopero unitario dei metalmeccanici – otto ore ieri, indette da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil con manifestazioni a Milano, Firenze e Napoli. Per trovare altri scioperi unitari di carattere strettamente politico bisogna tornare al 12 dicembre 2011 (tre ore contro la legge Fornero), e al 2002, 2003 e 2004 contro i governi di Silvio Berlusconi. Serviva dunque un ministro dello Sviluppo e del Lavoro come Luigi Di Maio per fare sfilare insieme, in testa al corteo di Milano, un riformatore di vecchia data come il segretario della Fim Marco Bentivogli e un sindacalista “contro” come Maurizio Landini, segretario generale della Cgil. Quando era capo della Fiom, Landini era accusato di essere più nei talk show che in fabbrica: talk show che hanno fatto la fortuna di grillini e leghisti. Questo governo pare avere riportato anche lui a contatto con la realtà. Bentivogli paragona Di Maio e Salvini al capitano della Costa Concordia, Francesco Schettino: “In permanente campagna elettorale si avvicinano alla scogliera per prendere applausi, faranno affondare la nave”. Delle crisi aziendali sul tavolo di Di Maio si rischia di perdere il conto: 144 a fine aprile, ora 158. Secondo i calcoli di Fim Cisl i lavoratori a rischio vanno da 80 mila a 280 mila. Ovviamente anche i predecessori, a cominciare da Carlo Calenda, vedevano accumularsi dossier e proteste. Che però spesso riuscivano a risolvere o tamponare, soprattutto non ne attribuivano di default la colpa a chi “c’era prima”. Come ha appunto fatto Di Maio con la sceneggiata sull’acciaieria Ilva (agosto 2018: “Un delitto perfetto del quale non posso rivelare i dettagli”) a quella con Whirlpool (13 giugno 2019: “Non sapevo niente della chiusura”) passando per Alitalia (22 ottobre 2018: “Abbiamo tantissimi privati interessati”). Il cuore dello sciopero però non è solo nella protesta contro il governo. Il cuore è nella sintonia tra le piazze sindacali, le piazze di Torino e Milano per lo sblocco delle infrastrutture, le piazze rappresentate dalle assemblee imprenditoriali, da Assolombarda a Confindustria. Il patto tra produttori sembrava un’astrazione. Ora si materializza, e più che un record è la nemesi del governo populista.

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