Marco Bentivogli (foto LaPresse)

Come ribellarsi al "governo Schettino"

Marco Bentivogli

Puntare su lavoro e impresa per ripartire. E per lasciarci alle spalle chi si avvicina agli scogli per qualche applauso e qualche like ma fa affondare la nave Italia. Il comizio di Bentivogli a Milano

Gli scioperi sono andati benissimo, abbiamo svuotato le fabbriche e riempito le piazze.  Che leggerezza sfidare i metalmeccanici sul terreno del consenso e della mobilitazione. Qui ci sono persone che sacrificano una giornata di salario per esserci e non abbiamo bisogno di palchi giganteschi o di foto di repertorio per riempire Piazza Duomo. Questa è un piazza importante per il movimento sindacale, qui tenne il comizio Sandro Pertini il 25 aprile del 1945, qui abbiamo celebrato 50 anni fa, nel 1969 i funerali delle vittime della strage fascista di Piazza Fontana. Abbiamo manifestato qui tutto il nostro sdegno contro le brigate rosse, il 9 maggio del 1978 appena giunse in tutte le fabbriche la notizia del ritrovamento del corpo di Aldo Moro.

 

Questa è nella storia la piazza del movimento sindacale unitario per la democrazia e ritorna oggi la piazza dei metalmeccanici che tornano in campo a difendere il lavoro, i diritti, il futuro del paese. Ecco, diciamola più chiara, siamo contro il cambio di destinazione d’uso di questa piazza!!

 

 

Oggi i metalmeccanici di tutta Italia scioperano per rivendicare giustizia e equità, per difendere il lavoro e il tessuto industriale dei nostri territori. Dopo la grande manifestazione di Cgil Cisl Uil del 9 febbraio, le mobilitazioni dei lavoratori edili, del pubblico impiego e quello dei pensionati. Grazie anche oggi per essere qui insieme ai metalmeccanici.

 


Non spetta al Sindacato fare opposizione politica, non spetta a noi giudicare il voto degli italiani. Ma quando si agisce contro il lavoro e i lavoratori, mobilitarci non è solo il nostro compito ma è il nostro dovere. Ed eccola qui la risposta: una grande partecipazione di massa che conferma l’impegno delle lavoratrici e dei lavoratori. Con le mobilitazioni unitarie per i contratti nazionali abbiamo realizzato importanti passi sui diritti e le condizioni di lavoro. Con la contrattazione nei luoghi di lavoro e sul territorio stiamo rafforzando le tutele e ottenendo buoni risultati.

 

Ma la battaglia principale rimane quella del lavoro. Continuamente colpito e messo a rischio. Con migliaia di posti di lavoro persi, e la cassa integrazione e i licenziamenti in aumento.

 

A chi continua a dire, “dove eravate”? In questi anni abbiamo guardato le spalle ai lavoratori Soli. Lasciati soli. Con la politica sempre fintamente accanto, ma solo poco prima del voto. Troppo turismo elettorale, distacco, distanze dall’Italia del lavoro e dell’industria. Per cui a chi dice, anche in azienda, “dove eravamo?” rispondiamo con questa piazza, siamo sempre stati dove tu non sei mai venuto, a lottare anche per i tuoi diritti e il tuo salario e con le nostre lotte ne hai beneficiato, anche tu, senza muovere un dito.

 

Non ci piegheremo mai alla rassegnazione furba dei nuovi crumiri digitali. Sapete tutto quello che non va, ma non farete mai nulla per cambiare le cose. Qui c’è l’Italia che non ci pensa due volte a fare la propria parte e non solo la propria anche di chi ha sempre una buona scusa per non darsi da fare per criticare tutto e tutti ma a non muovere un dito per cambiare le cose. Nel rapporto con qualsiasi Governo bisogna sempre stare sul merito. Abbiamo spiegato anche al Governo Renzi che era meglio ridurre le tasse sul lavoro e strutturalmente l’Irpef piuttosto del bonus degli 80€. In ogni caso si è trattato di un intervento di riduzione del carico fiscale per i redditi medio-bassi.

 

Ma ora, come si può pensare di togliere quella somma di 960€ all’anno ai redditi medio bassi per finanziare la tanto sbandierata flat tax, che al di la della propaganda gratuita e irresponsabile significa soltanto ridurre le tasse ai ricchi. Significa mettere sullo stesso piano i lavoratori con bassi salari con i manager, i professionisti, i dirigenti, i finanzieri. Con i soldi dei più poveri si ridurranno le tasse ai ricchi. Un Robin Hood al contrario, rubare ai poveri per dare ai ricchi come faceva il memorabile Superciuk.

 

Intanto la lotta all’evasione fiscale latita. In Italia non esiste un partito contro l’evasione fiscale. Gli evasori sono coccolati da tutti. Si inventano a getto continuo sanatorie e condoni per gli evasori fiscali, e non ci si preoccupa se questo riproduce impunità e forti disuguaglianze sociali. Oltre 700.000 italiani che hanno chiesto di chiudere un occhio sulla loro illegalità a spese dei contribuenti onesti. Qui c’è un Italia diversa, che non decide col commercialista quante tasse pagare. Le ingiustizie e le disuguaglianze colpiscono lo stato sociale. Noi vogliamo invece difendere lo stato sociale, la scuola, la formazione, la sanità, la previdenza, per questo esigiamo equità, vera solidarietà.

 

Gli investimenti industriali sono ancora in calo e l’industria manifatturiera, grandi e tantissime piccole aziende, continua a soffrire. Il lavoro è messo a rischio in  migliaia di realtà del nostro Paese. ECCO IL MIRACOLO ECONOMICO ITALIANO. Ci sono 160 vertenze aperte, erano 138 a gennaio. Tra 80.000 e 280.000 lavoratori rischiano di perdere tutto a partire dal lavoro. Ad aprile la la Cig +78% rispetto all’anno prima e +79% su marzo se continua così raggiungerà 1 milione di ore nel 2019. La produzione industriale crolla. Il Debito pubblico aumenta. Aumenta lo spread e festeggia chi ha i soldi impoverendo chi ha bisogno di denaro. Lo spread alto è la gioia degli speculatori ma è una tassa occulta che pagheranno lavoratori, pensionati e imprese. E un altro Governo che diceva di abbassare le tasse e cancellare le accise al primo consiglio dei ministri e invece continua ad aumentare la pressione fiscale. BASTA, CON L'ENNESIMO GOVERNO CHE SE LE COSE VAN BENE E’ MERITO SUO E SE VA MALE E’ COLPA DELL’EUROPA. Questo è il GovernoSchettino, che si avvicina agli scogli per qualche applauso e qualche like ma fa affondare la nave Italia. Provate con la propaganda in queste fabbriche. In Friuli, alla Dm Elektron e alla Sertubi, Savio Macchine Tessili, Lavinox e Sarinox del Gruppo Sassoli. In Veneto, in Piaggio Aprilia, a verona tutto il settore termomeccanico. In Lombardia: NILFISK (Pa), FINNORD (Va), ORANGE (Bs), TEMATRADE (Bs), HUSQVARNA (Lc), MAGGI CATENE (Lc), ABB (Mi), FUJITSU (Mi), FRANCO TOSI (Mi). In Piemonte alla Embraco, Comital, Blutec, Blucar, Cerruti, Drahzunstein.

 

Noi non vogliamo un futuro incerto, ci battiamo per rilanciare la nostra industria, per difendere l’importante patrimonio tecnologico delle nostre aziende, la grande competenza professionale delle nostre lavoratrici e lavoratori. La forza dei metalmeccanici, che si manifesta ancora una volta con questa grande manifestazione, si esprime quotidianamente in tutti i luoghi di lavoro, nelle battaglie per la difesa dell’occupazione, per migliorare le condizioni di lavoro, per i contratti. E’ inaccettabile che si parli di produttività e si tralasci il paradosso italiano, il paese con il costo del lavoro più alto e i salari più bassi d’Europa. La distanza tra il lordo e il netto in busta paga è del 10% più alta del resto d’Europa. Bisogna in 3 parole, ridurre, ridurre, ridurre, le tasse a chi le paga.

 

Aumentare i salari, diffondere la contrattazione aziendale ovunque e la territoriale per le piccole imprese. L’industria metalmeccanica tiene in piedi il paese. Rappresenta il 52% esportazioni. Lavoratori dipendenti e pensionati rappresentano il 85% tasse. Non ci interessa, come sindacato, come votano gli italiani, ognuno deve essere sempre libero di scegliere e decidere con la sua testa. Non spetta al sindacato giudicarlo nè fare opposizione politica. Ma dobbiamo dire con forza che questo Governo, Conte, Salvini, Di Maio, sta mortificando l’Italia del lavoro. Le misure economiche sono tarate su un’Italia precisa, L’Italia dei furbi, quelli che sulle tasse non pagano quel che gli spetta, ma che decidono a fine mese con il commercialista quali norme si possano aggirare e quanto sia il minimo da pagare per non ricevere controlli e sanzioni. E intanto utilizzano la scuola, la sanità, le strade, tutto con i soldi dei contribuenti onesti, i lavoratori e i pensionati. Siamo i primi a volere sicurezza, insieme alla tutela della dignità delle persone e alla indispensabile coesione sociale. 

 

Bisogna far capire, che qui non c’è nessuno che vuole che la criminalità di qualsiasi colore sia impunita. Ma non ci interessano le false contrapposizioni, le discriminazioni, non vogliamo le divisioni artificiose. Siamo tutti uguali, in dignità, diritti, e doveri. Tutti devono avere le stesse opportunità, se vogliamo costruire una comunità, fatta di persone che guardano avanti. Qui c’è un’umanità che non si rassegna. E che sa,  che quella delle divisioni, per categorie, per colore della pelle, per religione, è una vecchia storia con cui il potere fine a se stesso, ha sempre dominato. Mettere i penultimi contro gli ultimi.

 

E’ sotto attacco la testata d’angolo da cui ha origine la più genuina forza sindacale: quella che ha un nome solo, la solidarietà. Quella che caratterizza legami umani fraterni, per cui ci si aiuta e ci si organizza nel sindacato perché solo insieme si è più forti e più liberi. Per attaccare questo nostro patrimonio  continuano a distrarci dalle vere responsabilità, dalle grandi ingiustizie. Dai veri problemi di sicurezza per cui ormai il mondo del lavoro è una carneficina. Gli infortuni sul lavoro tra gennaio e febbraio sono stati ben  100.290 (+4,3% rispetto allo stesso periodo del 2018), 121 i morti sul lavoro. 9.937 i casi di malattia professionale. Di questi problemi ci si dovrebbe preoccupare e scandalizzare, e invece si riducono i premi Inail alle imprese. E con lo sblocca cantieri si da il via libera al peggiori lavoro in subappalto. Chi utilizza lavoro nero, illegale, insicuro non deve avere più la possibilità di fare del male alle persone. La vita di una lavoratore e di una lavoratrice è un patrimonio non negoziabile che va difeso con ogni mezzo. Non passa giorno senza che si imponga una nuova vertenza occupazionale, un altro attacco al lavoro e ai lavoratori; a livello nazionale Whirlpool, Alcoa, Aferpi, Piaggio Aerospace, Blutec, Bekaert Ilva Arcelor Mittal.

 

Vertenze che si trascinano per mesi senza risposte ai lavoratori, senza che si inchiodino le aziende alle loro responsabilità, senza che si costruiscano soluzioni e prospettive. Il Ministero dello Sviluppo economico è  ormai un luogo fantasma. Non bastano le proroghe degli ammortizzatori sociali, ci vogliono politiche, scelte, decisioni. Per vincolare alla reindustrializzazione le imprese che scappano, per sostenere il rilancio produttivo e i progetti tecnologici delle aziende che scommettono sul territorio, per impegnare sul piano sociale le imprese che denunciano esuberi. Nelle crisi e nelle ristrutturazioni dobbiamo impedire i licenziamenti e contrattare alternative occupazionali. Per tutti. E anche su questo si misura la capacità del Governo di fare vera politica industriale. Il sindacato c’è. Le lavoratrici e i lavoratori ci sono. I metalmeccanici sono pronti. Per dare finalmente al nostro Paese una prospettiva di solidarietà, di giustizia, di lavoro e di dignità. Lunedì riprendiamo il lavoro, occorre cambiare il clima nelle aziende, dobbiamo tenere lontano dai metalmeccanici la catena della paura e dell’ odio. Il messaggio sindacale è che dalle difficoltà si esce insieme. Tutti insieme!

 

Dobbiamo ritornare a riorganizzare la comunità nei luoghi di lavoro. Devono tornare luoghi di confronto, di tutte le idee e di proposta. Devono essere luoghi che impariamo a proteggere dal saccheggio delle coscienze attraverso le peggiori bufale. Bisogna tassare l’ignoranza, serve un grande piano di formazione di qualificazione professionale, per noi il diritto soggettivo alla formazione conquistato nell’ultimo contratto è un diritto al futuro è il diritto a partecipare e a non diventare scarti del progresso. E’ stato impegnativo raccogliere tutte le nostre forze. Abbiamo aspettato il passare delle elezioni perché non vi fossero strumentalizzazioni. Ma è utile, per tenere in campo tutta la nostra forza sindacale unitaria, perché la politica impari a rispettare il lavoro di milioni di italiani, e per prepararci alla vertenza per il Contratto Nazionale. Non è il momento di guardare a vista, pensare ai propri equilibri, ai propri destini personali. Bisogna avviare un processo unitario dei metalmeccanici. Servono due ingredienti:  rispetto e valorizzazione di tutte le posizioni e capacità di sintesi avanzata. Abbandoniamo la difesa della retroguardia, il compito dei metalmeccanici è davanti alle innovazioni del mondo sindacale. Da noi il paese si aspetta, oggi come un tempo, la capacità di guardare avanti, di tenere viva la partecipazione dei lavoratori, di difendere la democrazia e il pluralismo.

 

A chi dice prima gli italiani, noi rispondiamo: prima il lavoro, prima la vita, prima i lavoratori, prima la democrazia, prima la giustizia e la solidarietà. W i metalmeccanici, w Fim Fiom Uilm

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