Manifestazione dei lavoratori della Whirpool contro la chiusura dello stabilimento di Napoli (LaPresse)

Da Napoli con livore

Redazione

Con Whirpool comincia lo strascico delle crisi industriali irrisolte da Di Maio

Per il governo rossogiallo comincia con Whirlpool lo strascico delle crisi industriali non risolte dal governo gialloverde. E così la multinazionale americana degli elettrodomestici ha annunciato ieri la vendita del sito di via Argine a Napoli, con 420 lavoratori, alla società Passive Refrigeration Solutions, attiva nel campo della produzione e vendita di container refrigeratori. Non è una sorpresa: Whirpool, quotata a Wall Street, aveva da tempo comunicato agli azionisti l’intenzione di uscire dall’Italia perché lo stabilimento era in perdita.

 

È singolare il tentativo di tenerla in Campania da parte dell’ex ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio, tentativo che si è rivelato grottesco e fallimentare. Di Maio si è dimostrato debole nei negoziati, e speriamo che alla Farnesina non ripeta lo stesso canovaccio. Aveva offerto 17 milioni di euro di sgravi annui a Whirlpool con il decreto “crisi di impresa”, denari che la società aveva immediatamente rifiutato a mezzo stampa. Il negoziato era debole almeno per due ragioni.

 

Il governo italiano aveva fatto un’offerta che Whirlpool non poteva accettare. Era un sostegno diretto a una società precisa, ovvero un potenziale aiuto di stato selettivo dal quale sarebbe scaturita, molto probabilmente, una procedura sanzionatoria da parte della Commissione europea per cui l’azienda avrebbe dovuto restituire più in là la somma ricevuta (continuando comunque a gestire un sito in perdita). Il secondo motivo è che, a quanto pare, la cifra da corrispondere non era stata concordata con l’azienda dal momento che è stata immediatamente rifiutata.

 

Ora i lavoratori non vogliono accettare la decisione della società di procedere alla cessione del ramo di azienda e per questo ieri hanno protestato davanti al Mise. E’ la prima grana da risolvere per il ministro grillino Stefano Patuanelli, successore di Di Maio. Peraltro al ministero, a una settimana dalla formazione del governo, non si capisce chi si occuperà di gestire i tavoli di crisi. Delle crisi aziendali se ne occupava il fedelissimo di Di Maio Giorgio Sorial, e se la delega sarà in capo al Pd è probabile che non sarà riconfermato. Intanto le crisi stanno arrivano già al Mise prima che ci sia qualcuno pronto a seguirle.

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