(Foto LaPresse)

L'eredità gialloverde è un disastro: anche la pressione fiscale è cresciuta

L'ultimo bollettino trimestrale dell'Istat dice anche che il potere d'acquisto delle famiglie è cresciuto, ma solo perché i prezzi al consumo sono fermi

L'indebitamento della pubblica amministrazione cala, il peso della pressione fiscale sale, mentre una leggera crescita del potere d'acquisto delle famiglie si rinsalda alla diffusa propensione al risparmio degli italiani. È la fotografia scattata dall'Istat con l'ultimo bollettino diffuso questa mattina, e riferito al secondo trimestre di quest'anno.

 

Da un lato, quindi, scrive l'istituto di statistica, “l’incidenza del deficit del conto delle Amministrazioni pubbliche sul pil è diminuita rispetto al corrispondente trimestre del 2018, grazie a una dinamica delle uscite meno accentuata di quella delle entrate” (in senso pratico, una crescita del 2 per cento delle uscite è stata più che compensata dal tasso positivo di entrate, che si è assestato al 2,5 per cento). Nei primi due trimestri del 2019 le amministrazioni pubbliche hanno visto l'indebitamento netto fissarsi al 4 per cento in rapporto al pil, un miglioramento di performance dal 4,2 del 2018. Il risultato migliore dal 2000.

  

Ma l'eredità del governo gialloverde continua a essere pesantissima. L'Istat certifica infatti che nel periodo aprile-giugno 2019 la pressione fiscale è salita dello 0,3 per cento su base tendenziale, ovvero rispetto alla stessa finestra temporale del 2018, arrivando, i termini assoluti, a quota 40,5 per cento.

 

Notizie incoraggianti arrivano dalle famiglie, anche se la lettura è ambivalente. “Nel secondo trimestre 2019 il reddito disponibile lordo delle famiglie consumatrici è aumentato rispetto al trimestre precedente dello 0,9 per cento” si legge nel bollettino. Ma basta scorrere giusto qualche riga per scoprire che la crescita del potere d'acquisto delle famiglie è l'effetto della stagnazione dei prezzi al consumo più che di una certa tendenza al rialzo dei salari. E il fenomeno si lega a una scarsa, quasi nulla crescita della propensione all'acquisto finale, con un contemporaneo innalzamento della quota di propensione al risparmio, di uno 0,8 per cento in più, sempre su base trimestrale.

  

Infine il dato sul pil. Se nella precedente rilevazione si era stimata una crescita zero sia su base tendenziale che congiunturale, un aggiornamento della metodologia di calcolo ha fatto segnare un incremento del pil dello 0,1 per cento, sia sul primo trimestre 2019 che sul secondo trimestre 2018.

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