Il sorriso triste del mercato dell'auto italiana

Maria Carla Sicilia

A settembre le immatricolazioni tornano a crescere (+13,4 per cento rispetto al 2018), ma l'analisi dei dati mostra tutte le difficoltà di un settore che resta schiacciato tra pressioni economiche e ambientali

A settembre il mercato italiano dell'auto ha registrato un segno positivo. Per la prima volta da aprile le immatricolazioni sono cresciute del 13,4 per cento rispetto all'anno precedente, ma secondo le associazioni dei costruttori si tratta di un dato falsato. Il primo motivo su cui tutti sono d'accordo è che il mese di settembre 2018 è stato un mese da maglia nera, e i dati forniti dal ministero dei Trasporti sono elaborati su base annua. Esattamente un anno fa il mercato aveva registrato una flessione del 25,4 per cento a causa delle nuove norme di omologazione dei veicoli (WLTP) introdotte in tutta Europa dopo lo scandalo del Dieselgate.

 

  

Questo nuovo processo serve a rilevare in modo più accurato le emissioni e i consumi delle automobili ed è entrato in vigore il primo settembre del 2018, con il risultato che le vendite di quel mese sono calate a picco mentre quelle di agosto avevano subito una forte spinta (+9,5 per cento), soprattutto perché molte reti di vendita avevano la necessità di accelerare il passaggio di generazione dei prodotti e hanno immatricolato più vetture.

 

“Questa vicenda ha influenzato anche il dato dell’agosto scorso – ha commentato nella sua nota mensile il Centro Studi Promotor, una struttura di ricerca specializzata sul mercato dell’automobile – quando si è registrato un calo del 3,1 per cento per effetto di un confronto con il 2018 gonfiato da un surplus di immatricolazioni di vetture non in regola con la nuova normativa WLTP”. Per avere un quadro del mercato al netto delle distorsioni dovute alla vicenda WLTP, il Centro Studi ha messo a confronto i dati del bimestre agosto-settembre 2019 con lo stesso periodo del 2018, calcolando che c'è stata comunque una crescita del 6,4 per cento nel corso di quest'ultimo anno. Un risultato positivo per l'industria automobilistica, che resta però schiacciata dalle pressioni economiche e ambientali. Secondo gli analisti, a meno di sorprese le vendite del 2019 non raggiungeranno i volumi del 2018 (un milione e 910.564 immatricolazioni) e neppure quelli che si registravano prima della crisi del 2007: nonostante il rimbalzo di settembre, nei primi 9 mesi dell'anno il mercato italiano è comunque in calo del 1,6 per cento rispetto all'anno scorso.

 

Questo rallentamento porta con sé alcune conseguenze. Non si tratta solo dell'indebolimento dell'industria automobilistica, che comunque è un fattore allarmante dal punto di vista economico e sociale, ma anche dei risvolti ambientali. Decrescita non significa per forza meno emissioni, almeno non in questo caso. Le vendite che rallentano non sono compensate da un uso minore dell'automobile ma indicano che il tasso di ricambio delle vetture più inquinanti è troppo basso. “Da ben dodici anni il mercato italiano dell’auto, contrariamente a tutti gli altri mercati automobilistici dei paesi avanzati, si è mantenuto su livelli di immatricolazioni assolutamente insufficienti ad assicurare la regolare sostituzione delle auto da rottamare – ha spiegato Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – determinando così un forte invecchiamento del parco circolante con conseguenze gravi sulla sicurezza e sull’inquinamento atmosferico”.

 

Intanto l'ecobonus introdotto dal precedente governo sta spingendo le vendite di auto elettriche, che sono vicine a raggiungere la quota dell'1 per cento sul parco circolante (un anno fa erano lo 0,4 per cento). Ma visto che l'auto elettrica non è la soluzione migliore per tutti i tipi di automobilisti, nella guerra al diesel – che crolla e avanza solo nella versione ibrida – a guadagnarci di più sono i motori a benzina. A settembre hanno raggiunto il 30 per cento in più di vendite e nel parco circolante rappresentano ormai il 44,7 per cento (38,6 un anno fa). Considerato che i motori a benzina emettono, rispetto al diesel, meno polveri sottili e più anidride carbonica, il risultato di questo nuovo mix di motorizzazioni fa sì che la media ponderata delle emissioni di anidride carbonica, calcolata per grammi al chilometro, sia in crescita sia guardando al mese di settembre (+0,9 per cento) che ai primi nove mesi dell'anno (+5,1 per cento). Chissà se gli ambientalisti sono soddisfatti.

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