Davide Casaleggio (foto LaPresse)

Attraverso la moneta Casaleggio vende un'ideologia illiberale

Natale D'Amico

Sul Corriere il figlio del guru del M5s espone le sue opinioni riguardo a Libra. Un articolo interessante soprattutto nelle parti in cui traspare la concezione del mondo che lo sorregge

Con un articolo sul Corriere della Sera, Davide Casaleggio ci ha resi edotti delle sue opinioni riguardo a Libra, il nuovo strumento di pagamento annunciato da Facebook. Da un punto di vista tecnico non meriterebbe grande attenzione. La parte che in questo genere di articoli risulta spesso più interessante, quella nella quale si tenta di individuare le questioni che Libra pone all’attenzione dei governi e dei regolatori finanziari, ignora le domande fondamentali: quali rapporti si creeranno fra il nuovo strumento di pagamento e le monete ufficiali? L’emittente sarà una “narrow bank” (cioè una banca che detiene riserve pari al 100 per cento delle passività)? E che effetto avrà un simile intermediario, di fatto fin qui mai esistito, sulla stabilità del sistema dei pagamenti e, in ultima analisi, sulla stabilità finanziaria tout court? Questioni sulle quali si stanno interrogando gli studiosi e i supervisori della finanza in tutto il mondo. Ma forse troppo specialistiche per chi, come il nostro autore, sembra padroneggiare poco la materia.

 

Sarebbe stato però lecito attendersi che le domande giuste fossero poste almeno riguardo alla tecnologia che starà alla base del nuovo strumento. Sennonché, anche qui, manca nell’articolo la domanda fondamentale: che ruolo avrà rispetto a Libra la blockchain, nella sua essenza un libro mastro decentrato, quando nei documenti che accompagnano la proposta viene chiarito che il libro mastro sarà in realtà accentrato presso l’organizzazione no-profit che darà luogo all’iniziativa?

 

Sembrerebbe dunque un articolo di cui non val la pena occuparsi. Ma forse il suo interesse sta altrove: lì dove traspare l’ideologia che lo sorregge. Può sembrare un discorso datato, quando ormai tutti danno per scontata la fine delle ideologie. Ma invece continua a esser vero che l’ideologia conta, sia quella di chi ha la consapevolezza di abbracciarne una, sia – ancor di più – quella di chi un’ideologia la ha, magari un po’ confusa, ma non sa di averla. Possiamo ricostruire alcuni indizi.

 

Traspare subito lo storicismo meccanicista: viene data per scontata la scomparsa del contante (che invece, se interrogato, risponderebbe con Mark Twain che la notizia della sua morte è esagerata). Con un azzardato post hoc ergo propter hoc le invenzioni del telefono, dell’elettricità, delle automobili, degli aerei, addirittura dell’acqua calda (misteriosamente definite innovazioni “da zero a uno”) vengono fatte risalire al sistema monetario basato sull’oro. In letteratura esistono accaniti difensori del gold standard, ma nessuno tanto fanatico da attribuirgli il merito della scoperta dell’acqua calda!

 

A questo storicismo meccanicista, dunque assolutista, viene però affiancato il più spregiudicato relativismo riguardo alla scienza economica: a un certo punto, e non si sa cosa c’entri, viene affermato che “la stabilità monetaria è fondamentale per l’avanzamento della società, secondo questa visione”. Dando perciò per scontato che di visioni ne esistono altre, che non danno peso alla stabilità monetaria e – strano per un articolo che proprio di moneta intende occuparsi – senza prendere posizione riguardo a una questione che pure, considerato l’argomento, appare piuttosto fondamentale. L’ultima parte dell’articolo manifesta un orientamento dirigista pan-mondialista: il nuovo sistema di pagamento dovrebbe essere gestito dall’Onu; si badi bene, non le autorità tecniche, il Financial stability board, o il Fondo monetario internazionale, o il comitato di Basilea. Ma l’Onu, immaginata come governo del mondo.

 

Tre indizi cominciano a formare una prova. Come potrebbero mai esistere le democrazie liberali se non riconoscessimo, per dirla con Karl Popper, la miseria dello storicismo, e quindi l’impossibilità di disegnare un percorso ineluttabile della storia? Come potrebbe sopravvivere un dibattito pubblico, co-essenziale alle democrazie liberali, senza la condivisione delle verità e soprattutto del metodo scientifico? Qual è il luogo delle democrazie liberali se non lo stato nazionale e le sue libere associazioni, contrapposte alla dimensione imperiale?

Forse non è solo guardando dalle parti della Lega di Salvini che è possibile intravvedere, in questa maggioranza di governo, un sub-strato ideologico coerente con quella fine della democrazia liberale preconizzata, ma in fondo auspicata, da Putin.

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