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Grana Siri per San Marino, a un passo dall'Unione europea

Mariarosaria Marchesano

Il clamore intorno al mutuo richiesto alla banca sammarinese dall'ex sottosegretario è mal digerito ai massimi livelli di governo del piccolo stato, che cerca di lasciarsi alle spalle i pregiudizi finanziari

Milano. La Repubblica di San Marino è arrivata a un passo dall’associarsi all’Unione europea, processo che, seppure diverso da un’adesione vera e propria, presuppone, tra l’altro, il totale allineamento alle norme europee sulla trasparenza bancaria e finanziaria e sull’antiriciclaggio. E’ per questo che il clamore scoppiato intorno al caso Siri per il mutuo di 585 mila euro, richiesto alla sammarinese Banca Agricola Commerciale per realizzare un’operazione immobiliare a Milano, è mal digerito ai massimi livelli di governo del piccolo stato che si trova al confine tra Emilia-Romagna e Marche e su cui pesa un passato di paradiso fiscale e di protettore di interessi economici non sempre chiari. “Vedo che su di noi i pregiudizi sono duri a morire”, dice in un colloquio con il Foglio Nicola Renzi, segretario di stato per gli Affari esteri, Politica e Giustizia della Serenissima Repubblica – Da diversi anni ormai tutte le operazioni sono prima valutate dai singoli operatori bancari in base a regole di compliance allineate a standard internazionali e poi sottoposte al controllo degli organi di vigilanza. In più abbiamo sottoscritto diversi accordi per lo scambio di informazioni fiscali con altri paesi e offriamo la nostra piena collaborazione in tutti i casi di rogatoria con piena soddisfazione delle autorità competenti. Quello che mi da fastidio è che questo percorso di trasparenza venga ignorato dall’opinione pubblica e che un soggetto possa risultare sospetto per il solo fatto di aver chiesto un mutuo nella Repubblica di San Marino”. Ma i pregiudizi, si sa, sono duri da sconfiggere, soprattutto quando per decenni si è parlato delle banche di San Marino come forzieri che custodivano capitali di provenienza opaca o delle maglie larghe dei controlli che consentivano di ‘lavare’ flussi di denaro.

      

Nella vicenda che coinvolge l’ex sottosegretario leghista esisterebbe, secondo le indiscrezioni circolate, il sospetto che il prestito sia stato concesso senza garanzie, che non è ciò che fanno le banche europee. “Non entro nella singola vicenda, che ho appreso dai giornali. Ma posso dire che San Marino si è buttata il passato alle spalle e vuole diventare un posto attraente per gli investitori non perché sia un ‘buco nero’ ma per il fatto di essere competitiva ed efficiente. Nel 2015 lo stato ha avviato un negoziato con la Commissione europea, insieme con Monaco e Andorra, per associarsi all’Ue a cui, peraltro, è già legata da una convenzione monetaria. Siamo ad un punto cruciale in cui sono stati fissati i capisaldi dell’accordo, tra cui proprio l’osservanza delle regole comuni sulle transazioni bancarie e finanziarie. Speriamo di arrivare alla firma dopo le elezioni con l’insediamento della nuova Commissione”. Ovviamente, non sarà il caso Siri a minare il percorso di associazione all’Unione europea, che è seguito dall’italiana Federica Mogherini, in qualità di rappresentante dell’European External Action Service, ma a San Marino c’è l’imbarazzo di affrontare una nuova crisi reputazionale proprio nel momento in cui sta gettando le basi per una svolta politica che vorrebbe ridare slancio economico al piccolo stato che ha visto calare il prodotto interno lordo negli ultimi anni proprio in seguito alla stretta sui controlli. Ma resta il fatto che sia quantomeno curioso che un politico ed esponente di governo arrivi fino a San Marino per ottenere un prestito per la casa, con tutte le banche che ci sono in Italia e le offerte commerciali che ci sono in giro. Non trova? “Non tocca a me giudicare, ma sono assolutamente convinto che in casi come questo le nostre banche facciano con scrupolo le valutazioni necessarie, comprese quelle relative ai requisiti patrimoniali e reddituali del richiedente, e lo stesso vale per i controlli delle autorità di controllo. Se è stato ritenuto tutto regolare non ho motivi per dubitarne”, conclude Renzi.