Continua il valzer di Di Maio e Salvini sul caso Siri

Il leghista, alla vigilia del Consiglio dei ministri decisivo, avverte: “Voteremo contro le dimissioni”. Replica il grillino: “Non arriviamo alla conta in Cdm”. Ma, almeno a parole, nessuno dei due vuole la crisi di governo

Francesco Cocco

Mancano ormai meno di 24 ore. Domani mattina alle 9.45, a meno di rinvii dell'ultimo minuto, il Consiglio dei ministri si riunirà per esaminare, si legge nell'ordine del giorno ufficiale, alcuni decreti. Ma tutti sanno che il vero argomento sarà un altro: le dimissioni del sottosegretario leghista, Armando Siri. E anche oggi la telenovela gialloverde si è arricchita di una nuova puntata. 

 

Ad aprire il confronto, mentre i grillini gongolavano per le vicende giudiziarie che hanno coinvolto un bel po' di esponenti politici degli altri partiti (da Forza Italia al Pd, passando per Fratelli d'Italia), è stato Matteo Salvini che, ospite di Matrix, ha ribadito: “Se votano noi votiamo contro e poi continuiamo a fare i ministri, si va avanti fino a fine mandato. Mi sembra evidente che con il M5s ci sia una spaccatura, non solo su questo, ma anche su Tav e autonomia. Se vanno al voto e dimettono uno senza essere ascoltato se ne prendano la responsabilità”.   

 

Poche ore dopo la replica di Luigi Di Maio che durante una conferenza stampa insieme al Guardasigilli, Alfonso Bonafede, ha lanciato il suo ultimatum: “Faccio un ultimo appello alla Lega a far dimettere Armando Siri per non arrivare alla conta in Consiglio dei ministri. Dovete chiedere alla Lega se vuole aprire una crisi di governo sulla vicenda Siri”. Insomma, almeno a parole, né Lega e M5s sembrano volere una crisi di governo. E, se proprio deve essere, vogliono poter scaricare la responsabilità sui colleghi di governo. In fondo siamo nel pieno della campagna elettorale. Tra poche ore la nuova, e si spera ultima, puntata.  

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