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"Abbiamo le migliori leggi sul Lavoro", dice Colli-Lanzi (Gi Group)

Guido Fontanelli

Il Jobs act è uno dei provvedimenti sul lavoro più apprezzati dagli operatori del settore e dalle aziende, e copiato all’estero

Roma. Anche il Jobs Act è finito sotto il tiro incrociato dei partiti in vista delle elezioni: da chi vuole abolirlo come Liberi e uguali e Movimento 5 stelle, a chi promette di modificarlo in profondità, come Forza Italia. Peccato che il provvedimento varato dal governo Renzi sia uno di quelli più apprezzati dagli operatori del settore e dalle aziende, e copiato all’estero. “Abbiamo una delle leggi sul lavoro migliori del mondo”, dice Stefano Colli-Lanzi, 54 anni, ad di Gi Group, prima agenzia italiana per il lavoro e sesta in Europa.

 

“Se io fossi al governo non cambierei il Jobs Act: ha reso più attrattivo e flessibile il lavoro a tempo indeterminato tanto è vero che ora la disoccupazione è in calo e soprattutto il tasso di occupazione in Italia è ai massimi storici. E per quanto riguarda le norme sulle agenzie per il lavoro, l’associazione internazionale del settore le considera le migliori al mondo dopo quelle olandesi”. L’unico appunto che il manager fa al Jobs Act è che, non essendo passato il referendum, le competenze sul lavoro sono rimaste a livello regionale e andrebbero uniformate per rendere più omogeneo il sistema di regole. Colli-Lanzi può parlare a ragion veduta: ha creato un gruppo che da 20 anni si occupa di servizi per il mondo del lavoro, dall’interinale alla ricerca e selezione, dalla formazione al supporto alla ricollocazione, fino all’outsourcing. Ma soprattutto ha una visione globale: dopo una prima acquisizione in Germania nel 2007, oggi Gi Group è presente direttamente in 26 paesi (dalla Cina al Regno Unito, dalla Polonia all’Olanda), indirettamente in 31 e realizza un fatturato di 2 miliardi di euro, in crescita del 20 per cento rispetto al 2016. Oltre a essere il sesto operatore europeo, è il primo in Brasile e il ventesimo nel mondo.

 

Dal suo punto di osservazione privilegiata, Colli-Lanzi ha visto i tentativi della Francia di copiare il Jobs Act italiano per stemperare il proprio sistema, troppo rigido. La Germania, invece, ha un un settore delle agenzie per il lavoro molto liberalizzato e guarda con interesse alla nostra normativa per aumentare i controlli. Il Regno Unito cerca di aumentare la sicurezza e la tutela de lavoratore e studia il caso italiano.

 

“Io non toccherei le nostre normative sul lavoro”, dice Colli-Lanzi. “Ma mi concentrerei sul problema della formazione. Sul mercato mancano le competenze che servono alle imprese e il sistema scolastico è sordo alle mutate richieste che arrivano dalle aziende. Noi facciamo fatica a trovare esperti di informatica e tecnici, bisogna lavorare di più sulla formazione professionale e poi, a medio termine, sulla scuola pubblica per migliorare gli istituti tecnici e professionali”. Secondo Colli-Lanzi “le risorse umane sono sempre più strategiche per le imprese e senza formazione le aziende si bloccano, non riescono più a sviluppare il loro business”. Forse Colli-Lanzi sarebbe un buon ministro per il lavoro. Ma ha molto da fare con il suo gruppo. Già riuscire a trasformare una società italiana di lavoro temporaneo in uno dei protagonisti internazionali del settore è stata un’impresa straordinaria. Con un numero di dipendenti diretti proiettato a quota 4 mila nel mondo, Gi Group “fornisce” mediamente ogni giorno 105 mila lavoratori a migliaia di imprese clienti. Ma a Colli-Lanzi non basta restare al ventesimo posto al mondo, confrontandosi con multinazionali come Adecco, Manpower o Randstad, che viaggiano sui 20 miliardi di euro di fatturato: “Il nostro obiettivo a medio termine è arrivare in 40 paesi e a 5-6 miliardi di fatturato, per piazzarci tra i primi otto gruppi nel mondo. Ma prima dobbiamo consolidarci e rafforzarci dove siamo già presenti”. Quindi una pausa di riflessione dopo gli ultimi sbarchi in Turchia, Portogallo e Colombia. Per poi fare il salto e puntare ai mercati maturi come quello americano. Una scelta che comporta forti investimenti e che potrebbe spingere Gi Group verso Piazza Affari: “E’ un’ipotesi che stiamo valutando”, dice Colli-Lanzi. E questo potrebbe essere l’anno giusto per avviare l’operazione-Borsa.

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