Perché terrorismo e guerra (potenziale) rilanciano le Borse

Marco Cecchini

Parigi più 2,77 per cento, Francoforte più 2,41, Londra più 1,99, Milano più 2,36. C’eravamo dimenticati che la guerra fa bene all’economia

 

Parigi più 2,77 per cento, Francoforte più 2,41, Londra più 1,99, Milano più 2,36. C’eravamo dimenticati che la guerra fa bene all’economia. Ma gli operatori come gli elefanti hanno la memoria lunga. E le Borse europee oggi si sono messe a correre contrariamente a quello che si pensava, a caldo, dopo il venerdì di sangue parigino. I mercati scommettono su un aumento delle spese per la difesa e la sicurezza e su un generale allentamento delle politiche di rigore finanziario in Europa. Perché è chiaro a tutti che, di fronte ai proclami del terrore a ai morti di Parigi, le sottili disquisizioni sui decimali del Patto di Stabilità, forse non cadranno nel dimenticatoio, ma certo fanno qualche passo indietro nella scala delle priorità di un’Europa che anche in questa vicenda non sta dando prova né di unità né di determinazione. E’ la dura, certo spietata legge del mercato.

 

Ma sono i fatti a parlare. Nel suo discorso a deputati e  senatori riuniti a Versailles lunedì Hollande ha detto che la spesa militare crescerà e a proposito dei parametri europei ha aggiunto: "Ritengo che in questa situazione la sicurezza abbia la precedenza sul Patto di stabilità". Dall’altra parte della Manica, il primo ministro Cameron ha annunciato un aumento del 15 per cento delle spese per la sicurezza interna, dopo che in estate aveva detto di voler portare al 2 per cento del pil la spesa militare nei prossimi anni. Può darsi che la corsa degli indici si riveli alla fine una fiammata. Molto dipenderà dalla evoluzione della situazione nel teatro mediorientale.

 

[**Video_box_2**]Oggi gli acquisti si sono concentrati sulle industrie della difesa e dell’energia. Con titoli, come quello dell’italiana Finmeccanica (elicotteri e sistemi d’arma) che sono balzati del 5 per cento. L’attesa di un inasprirsi delle tensioni geopolitiche, come sempre, ha portato alla ribalta il settore petrolifero. La speculazione che sino alla settimana scorsa era orientata al ribasso, ha cambiato direzione e chi aveva posizioni “corte”, come si dice in gergo, si è affrettato a  ricoprirsi. Oltreoceano Warren Buffet avverte: "Non sono sul mercato come venditore". Si dice che la storia non si ripete mai. Ma in questo caso la regola non sembra valere. Le conseguenze economiche della guerra, dal secondo conflitto mondiale in poi, è difficile che siano negative (per chi vince).

 

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