Francois Hollande osserva un minuto di silenzio in Parlamento (foto laPresse)

"La Francia è in guerra"

Luca Gambardella
Il presidente Hollande si rivolge al Parlamento con toni decisi e patriottici: "Basta contenimento. Distruggeremo lo Stato islamico". Accuse agli alleati: "Manca l'unità per agire insieme". Applausi dei deputati che intonano la Marsigliese in Aula. Obama: "Un errore mandare truppe di terra".

"La Francia è in guerra". Con queste parole Francois Hollande ha esordito nel suo intervento al Congresso francese per spiegare quale  sarà la risposta allo Stato islamico dopo gli attentati di venerdì a Parigi. "Il nostro paese ha trionfato contro avversari ben più scaltri di questi criminali", ha detto Hollande. "I terroristi credono che i popoli liberi si facciano impressionare da loro. Non sono niente e la Repubblica francese ha superato prove ben più dure ed è ancora qui, in buona salute e chi ha voluto sconfiggerla è sempre finito tra i perdenti della storia". Il presidente ha fatto appello al sangue freddo del popolo francese e si è complimentato con le forze dell'ordine intervenute in questi giorni e che, dice, "hanno permesso di salvare decine di ostaggi al Bataclan, a cui era stata promessa la morte".

 

Hollande ha quindi spiegato le iniziative già intraprese: l'ordine dato da lui stesso, come ha riferito al Congresso, di attaccare Raqqa, la città siriana sotto il contro dello Stato islamico "da cui sono partiti gli ordini" per gli attacchi di Parigi; una modifica costituzionale capace di dare più poteri nella lotta al terrorismo; la convocazione di una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per adottare una risoluzione comune; l'invio della portaerei Charles De Gaulle nel Mediterraneo orientale da giovedì; l'intensificazione dei bombardamenti in Siria. Il presidente usa stavolta un linguaggio ben più deciso rispetto a suoi precedetti interventi: "Lo Stato islamico va distrutto", dice, e bisogna accantonare la strategia di "contenimento" contro il Califfato, richiamata invece nei mesi scorsi dal presidente Barack Obama. I toni sono inevitabilmente più decisi, a punto che il presidente definisce il destino del presidente siriano Bashar el Assad non prioritario: "Il primo obiettivo è distruggere il Califfato", e a tal fine, continua, "mi incontrerò con Obama e Putin". Il futuro del dittatore verrà dopo. Hollande ha quindi annunciato che "il terrorismo non sconfiggerà la Repubblica, perché sarà la Repubblica a sconfiggere il terrorismo". Per questo il presidente, pur prolungando lo stato d'emergenza nazionale per tre mesi, ha confermato che le elezioni regionali, così come il COP 21 sull'ambiente (cui parteciperanno più di cento capi di stato) si terranno ugualmente in Francia. La gendarmeria, la giustizia e la polizia doganale saranno rafforzate nei prossimi cinque anni con l'assunzione di altre 10.000 persone. Un discorso patriottico accolto dagli applausi finali dei parlamentari che intonano la Marsigliese in Aula.

 

[**Video_box_2**]Lo Stato islamico, ha continuato il presidente francese, "non è un nemico della Francia ma dell'Europa". Per questo "ho chiesto al ministro della Difesa di incontrare da domani i suoi omologhi europei in base all'articolo 42.7 del Trattato dell'Unione che prevede, di fronte all'aggressione di uno stato, che tutti i paesi membri diano solidarietà". Hollande però non risparmia critiche anche ai suoi alleati occidentali: "La comunità internazionale è divisa e incoerente. La Francia ha chiesto dall'inizio della guerra che si raggiungesse un'unità per agire. Oggi servono più aiuti, più sostegno a coloro che combattono contro lo Stato islamico. Noi lo forniremo, noi, la Francia". E quasi a conferma delle distanze politiche tra i paesi occidentali nella lotta allo Stato islamico, Barack Obama da Antalya, dove è in corso il G20, ha ribadito che "sarebbe un errore inviare truppe di terra in Siria contro lo Stato islamico".

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.