DI COSA PARLARE STASERA A CENA

Le larghe intese danno vita alla riforma della giustizia

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Tutti presi un po' in controtempo, perché è sembrato che la ministra Marta Cartabia stesse un po' facendo melina, in attesa di chissà quale accordo, o addirittura che il governo interno non se la sentisse di toccare la questione della giustizia. Nella rilassatezza generale creata forse dal clima da "uomo solo al comando" (vedete Giuliano Ferrara sul Foglio di oggi) arrivano le prime indicazioni di un certo peso sui contenuti della riforma, con cui si va a toccare, tanto per dirne qualcuno, il meccanismo delle correnti nelle elezioni del Csm e si introducono limiti al passaggio di carriera da giudice a pubblico ministero (si scenderebbe dai 4 salti possibili ora a solo 2). Si percepisce un orientamento verso la gradualità delle proposte, ma la sostanza c'è. Forse si deluderanno così sia i referendari (al momento i radicali, la Lega di Matteo Salvini, Italia Viva, altri parlamentari a titolo personale) che volevano di più sia, ovviamente, il partito delle toghe, per il quale qualsiasi cambiamento è un colpo alla democrazia, alla Costituzione e, soprattutto, al loro potere. In ogni caso il lavoro della commissione che sta collaborando con la ministra e il cambio di velocità nella predisposizione della riforma dimostrano che la fase politica è nel momento magico in cui è finita la spinta disgregatrice della legislatura più pazza del mondo e non è ancora cominciata, invece, la sfida per i nuovi assetti politici. È una specie di tempo sospeso, durerà poco ma forse permetterà di fare una cosa che i partiti, con governi politicamente caratterizzati, non potrebbero mai fare, e cioè riformare la giustizia. Mentre il lascito del piano di ripresa, e relativi miliardi da gestire, non sarebbe completo se non si fosse posto mano al funzionamento dei tribunali e alla correzione dello squilibrio tra poteri dello stato. A proposito, oggi sul Foglio un'illuminante chiacchierata tra Claudio Cerasa e Simone Uggetti.
 


Le tre "cose" principali


Fatto #1
I vaccini vanno forte (e l'effetto si vede). Da un po' fanno meno notizia, però fate mente locale sulle previsioni di qualche tempo fa e vedrete che nessuno sperava di arrivare a questi risultati già all'inizio di giugno. Il rallentamento, marcato, su sessantenni e anche settantenni dipende dal raggiungimento della fascia di popolazione contraria o molto restia al vaccino o difficile da raggiungere anche con le iniziative di informazione per mancanza di collegamenti. È quella fase di assestamento di cui avevamo parlato qualche cena fa e che comporterà, durante i mesi estivi, un lavoro capillare in cui sarà molto importante il lavoro dei medici di famiglia e la capacità di esercitare un potere di convincimento da parte dei familiari.

Fatto #2
Si rimette in movimento anche il settore dei servizi, quello che aveva sofferto di più durante le restrizioni e nel quale c'era stata la maggiore perdita di posti di lavoro. Qui c'è l'indice anticipatore dei direttori acquisti delle aziende dei servizi (ovviamente una spinta forte arriva da turismo e ritorno dei movimenti per lavoro). Sì, si dice in giro anche molto che è difficile trovare lavoratori in questi settori, ma forse è più un'impressione collettiva (condita con illazioni sulla preferenza per il reddito di cittadinanza) che un dato reale, perché le rilevazioni sul mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro sono costanti da anni, anche riguardo alla stagionalità del mercato del lavoro per i servizi turistici.

Fatto #3
Visto che siamo in periodo di Piano nazionale per la ripresa si potrebbe anche dare una guardata a questa annosa questione.

 


Oggi in pillole

  • Cominciano le quotazioni e gli scambi su una grande piattaforma della valuta con la faccia canina, il Dogecoin, che piace tanto a Elon Musk.
  • Ma attenzione, guardate cosa è successo con GameStop.
  • Gesuiti in carriera negli Usa.
  • E c'è un altro George Bush in politica, questa volta con la P. dopo George. Si muove nella roccaforte familiare texana.
  • Non decolla, anzi, il blog di Donald Trump, ma si dice che forse mediti altre iniziative.
  • Parlatene a cena, perché di solito si sente dire il contrario.
  • Poi dice che qui ci sono le liti per il parcheggio.
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