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Sovranismi impropri

Due storie limite. Ma il punto in comune va ricercato nell'opera Bodin

Antonio Gurrado

Secondo il filosofo, senza sovranità lo Stato non può esistere, e senza Stato non può esercitarsi la sovranità. Lo sosteneva in contrasto con il pensiero protestante che nel sedicesimo secolo minacciava l’integrità delle istituzioni politiche e religiose. Oggi, a negare la sovranità è un’intera cultura che non riconosce la legittimità di governi regolarmente insediati

Se non è vera è ben trovata, la storia della sessantenne al volante, fermata per un controllo di routine, che ha mostrato agli agenti una patente autoprodotta in cui si riconosceva abile alla guida di automezzi, motoveicoli, navi e aerei. La donna bresciana, che per dare maggiore credibilità al documento l’ha firmato col proprio stesso sangue, ha presentato alle forze dell’ordine questo documento in cui autocertificava – o, come direbbe Giuseppe Conte, autodichiarava – di essere “eterna essenza e fonte di valore”. Non intendo addentrarmi nella questione dell’eternità della signora; più interessante è concentrarsi su quel “fonte di valore” che la individua come principio da cui sgorga la validità del proprio stesso documento (quello vero, rilasciato dallo stato, era scaduto nel 2021) e che la mette in indiretta correlazione con un altro personaggio assurto agli onori delle cronache in questi giorni. 

Su Repubblica leggo infatti che Roberto Amatulli – il santone citato dal signore di Palermo che ha massacrato moglie e figli spacciandolo per atto di esorcismo – svolgeva sì attività di coiffeur a Bari ma che adesso, sui propri profili social, si proclama “ministro di Cristo Gesù ripieno dello Spirito Santo”. Per questo, alla voce professione, segnala che “lavora presso Gesù” e di conseguenza pratica sacramenti ed esorcismi, oltre a sostenere di risvegliare bambini dal coma e a sconsigliare di intraprendere le cure per il tumore riconosciute dalla scienza, affidandosi invece alla fede. Il punto in comune fra queste due storie va ricercato in un’opera del 1576: i “Sei libri sullo Stato”, in cui Jean Bodin individuava, come spina dorsale dello Stato, la sovranità. Illimitata, indivisibile, assoluta e perpetua, la sovranità è ciò da cui lo Stato deriva e dirama il diritto all’applicazione della legge. Ad esempio, se c’è un’auto in divieto di sosta, la contravvenzione non può essere inflitta da un passante bensì da un individuo – il vigile – appositamente investito della sovranità dallo Stato. Idem, il gelataio non può citofonarvi per riscuotere l’Irpef e non potete venire arruolati nell’esercito se il vostro vicino di casa ha deciso di dichiarare guerra al Liechtenstein.


I due casi limite con cui ho aperto l’articolo sono esempi lampanti e patologici di negazione della sovranità: manca il riconoscimento di un’autorità superiore alla propria. Per questo l’automedonte bresciana non ha bisogno dello Stato per ottenere una patente la cui validità è certificata col sangue; il parrucchiere barese non ha bisogno di un’autorità ecclesiastica che ne riconosca l’attività sacerdotale né di una scientifica che sappia meglio di lui come si cura il cancro. È sovranismo individuale della peggior specie. Sottintende che l’unica vera “fonte di valore” sia interiore, e pertanto lascia all’individuo la scelta su cosa sia legittimo e cosa no; ne consegue l’opportunità di fabbricarsi una legge ad hoc, di trarne documenti e diritti solipsistici, di porsi in diretta relazione con un assoluto (“eterna essenza”, “lavora presso Gesù”) la cui arbitrarietà non può essere contestata proprio in quanto arbitraria e, come tale, inattaccabile.


Lungi dall’essere disperso nei vortici della storia delle idee, il tema è tuttora centrale: secondo Bodin, senza sovranità lo Stato non può esistere, e senza Stato non può esercitarsi la sovranità. Lui lo sosteneva in contrasto con i primissimi fautori del libero esame, i protestanti, che nel sedicesimo secolo minacciavano e frantumavano l’integrità delle istituzioni politiche e religiose. Oggi, a negare la sovranità, non sono solo le pittoresche figure di cui sopra, ma un’intera cultura che nega la legittimità di governi regolarmente insediati, minaccia di aprire come scatolette di tonno le sedi del potere legislativo, o – come quel carabiniere di Milano – dice che “Mattarella non è il mio presidente” senza pensare che il presidente della Repubblica è stato eletto secondo un complesso sistema cui lui stesso ha preso parte. Senza pensare che, se non ci fosse la sovranità, lui non sarebbe carabiniere.

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