È ora di restituire l'onor perduto al Principe che baciò Biancaneve

Stefano Putinati

Ma quale abuso, la sua è stata una condotta dovuta e doverosa. E i sette nani? In galera per omissione di soccorso

Sono di recente montate le polemiche per le modalità con le quali il Principe azzurro ha baciato la bella Biancaneve. Si è ipotizzato, da parte di argute giornaliste, che il bacio dato alla ragazza esanime sarebbe forse un bacio criminale. Eh no, care signore e cari signori. Il caso del Principe azzurro va chiuso qui e, quindi, novello Émile Zola, alzerò la penna in sua difesa restituendogli l’onor perduto! Il bacio del Principe azzurro è stata una condotta dovuta, doverosa e imposta dalla legge penale, altro che mancanza di consenso! In caso contrario sarebbe stato, infatti, responsabile di omissione di soccorso ex art. 593 c.p., reato che, tra le altre condotte omissive penalmente rilevanti, punisce chi, trovando un corpo umano che sia o sembri inanimato (...) omette di prestare l’assistenza occorrente o di darne immediato avviso all’Autorità. I fatti: il Principe azzurro, passando per caso vicino alla casa dei sette nani, si avvede del corpo esanime di Biancaneve rinchiuso nel sarcofago di vetro, tumulata troppo frettolosamente dai simpatici piccoli amici. Rendendosi conto di trovarsi di fronte a un tipico caso di morte apparente (fenomeno da lui appreso dai racconti della sua tata haitiana esperta di vudù) decide di intervenire immediatamente in soccorso della bella inanimata e la bacia sulle labbra, perché omnia vincit amor.

 

Il Principe ha scelto con impeto, ma con dolcezza, di soccorrere personalmente l’avvenente figliola senza chiamare l’ambulanza e tenendo, quindi, una delle condotte alternativamente previste come doverose dalla legge. Ha preferito non farla baciare dal personale medico e paramedico, confidando del resto nel potere benefico delle proprie labbra. In definitiva, con il bacio salvifico ha restituito la vitalità a Biancaneve e si è evitato, non ultimo, di finire nelle grinfie della giustizia passando anni in tribunale in balìa di giudici e di avvocati. Insomma, un cittadino esemplare per tutti e uno che se l’è scampata bella. A tutto voler concedere, resta censurabile solo la scelta cromatica del vestito del Principe azzurro, che lo assimila a una Puffo di media statura. Poco si sa invero del prosieguo della loro storia d’amore. Si dice che vivano felici e contenti, ma un elfo avrebbe di recente riferito di continui litigi e di aver sentito Biancaneve urlare al principe che avrebbe preferito essere stata baciata dal portantino e che il nobile avrebbe risposto che lui avrebbe fatto meglio a baciare tutti e sette i nani. Ma si sa, così è la vita.

 

E i sette nani? In galera. Per la loro esecrabile condotta, infatti, sono stati giustamente ritenuti colpevoli di omissione di soccorso. Sono rimasti inerti un giorno e una notte davanti a Biancaneve stramazzata al suolo e l’unica cosa che hanno fatto è stata costruire un feretro di vetro, senza una verifica della effettiva morte della sfortunata fanciulla; senza provare a baciarla (condizionati dallo spirito dei tempi? Impauriti da possibili critiche revisioniste della loro bella favola?), ma senza neppure aver chiamato i soccorsi.

 

Insomma, Biancaneve, avvelenata dalla matrigna, ha avuto una botta di fortuna evitando di finire sepolta viva, altro che mancanza di consenso. Il principe azzurro si è evitato una lunga indagine penale che si sa come inizia, ma non quando e come possa finire. I sette nani usciranno presto in semilibertà. Potranno tornare a casa nel bosco finalmente rieducati dal soggiorno in carcere. Ah no? Ma questa è un’altra storia.

 

Stefano Putinati
Professore associato di diritto penale, Università di Parma

 

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