Le note della rivolta
La musica della rivoluzione che da cinquant'anni fa cantare il Portogallo libero
"Grandola", il brano di José "Zeca" Afonso dedicato all'omonima città nell'Alentejo, fu il segnale che nel 1974 venne usato per dare il via alla rivoluzione
Un marciare incalzante sulla ghiaia, stivali in crescendo. Poi i tre minuti cantati che spazzarono via 41 anni di dittatura: “Grandola vila morena, terra della fraternità, è il popolo che ti governa”. Versi proibitissimi dall’Estado Novo salazarista. Eppure ben chiari nelle case di tutti i portoghesi, via radio, venti minuti dopo la mezzanotte del 25 aprile 1974: era il segnale in codice scelto dal Movimento delle Forze armate per dare il via alla rivoluzione. L’unica nella storia europea, fra tutte le transizioni militari verso la democrazia, a contare più fiori che sangue. Oggi dei garofani si sa tutto. Di Grandola – il brano di José “Zeca” Afonso dedicato all’omonima “città bruna” nell’Alentejo – poco o nulla oltre i confini del paese. “Per noi non è soltanto musica, ma un concetto. Esprime il collante culturale di una nazione. E da cinquant’anni accompagna noi tutti: la intoniamo alle feste, per strada, in famiglia. Ci ricorda da dove veniamo”.
Cristina Nascimento è giornalista di quella Radio Renascença che scandì l’ora X della rivoluzione. “All’epoca dei fatti non ero ancora nata”, racconta al Foglio. “Ma il mio rapporto con questa canzone è diventato speciale quasi per caso”. Fu lei a scoprire perché proprio Grandola, fra le tante. “Tempo fa si teneva una cerimonia commemorativa davanti alla vecchia sede dell’emittente, nel centro di Lisbona. Tra i presenti c’era Carlos de Almada Contreiras, uno dei capitani d’aprile. Mi avvicinai. Lui disse che in origine il piano rivoluzionario era un altro”. Dare un primo indizio sonoro la sera del 24 con E depois do adeus – un successone da Eurovision – “come in effetti avvenne. Poi la password avrebbe dovuto essere Venham mais cinco”, sempre del cantautore militante Zeca Afonso. “Ma alle 2 del pomeriggio precedente, gli ufficiali ribelli si accorsero che quest’ultima non era presente fra i nastri della redazione”. Radio Renascença infatti era (ed è tuttora) d’ispirazione cattolica. E aveva i suoi criteri di censura interna. “Non c’era tempo per confrontarsi: bisognava cambiare canzone e comunicarlo in fretta e furia. Contreiras era addetto alla logistica. Veniva dall’Alentejo. Si ricordò di Grandola e questo è quanto. ‘Una scelta mia, del tutto dittatoriale, all’alba della democrazia’, mi sorrise”.
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