l'intervista
Luca Ravenna si racconta: "I monologhi nascono parlando tra me e me. La politica? C'è un Salvini in ognuno di noi"
Il comico a colloquio con Il Foglio: "Quelli più pericolosi, anche tra i comici, sono quelli che dicono voi o, anzi, peggio, quelli che dicono loro, additando chi non è qui con noi in sala”
Cominciamo a chiacchierare con Luca Ravenna sfiorando involontariamente il tema del momento. La questione è se con quel mestiere dello stand-up comedian non si rischi di perdere un po’ il senno a parlare sempre da soli, ancorché davanti a un pubblico. Monologhi, discorsi senza il controllo di un interlocutore, invettive senza contrappesi, preparate prima, rovesciando la frustrazione da esprit de l’escalier ma barando un pochino, roba da diventare matti, no? “Ce la caviamo davanti al pubblico, perché qualche forma di interazione c’è – risponde – il problema è quando sei proprio da solo, tipo in motorino, e cominciano i dialoghi, neppure i monologhi, ma tra te e te stesso e quello è più pericoloso, ma finché poi c’è lavoro e quei momenti di conversazione interiore si traducono in pezzi da recitare in realtà diventano un bel modo per sfogarsi”. No, il dialogo con sé stessi non vale e non lo accettiamo a discolpa, e poi c’è sempre questo io, io, mentre adesso va molto il noi. “Non sarà un dialogo quello con sé stessi ma è impossibile fermarlo. E comunque quelli più pericolosi, anche tra i comici, sono quelli che dicono voi o, anzi, peggio, quelli che dicono loro, additando chi non è qui con noi in sala”. Questo sembra proprio un riferimento a Beppe Grillo e Ravenna ci risponde “esattamente”. E come hai assistito alla sua carriera comico-politica? “Eh, quando ero più piccolo, intorno ai 14 anni, mi ricordo che a Milano era un evento enorme quando passava in teatro, mio padre e i suoi amici cominciavano a parlarne con attesa e andavano ai suoi spettacoli, che poi hanno costituito la base di quello che sarebbe stato il Movimento 5 stelle. Non posso dire di averla vissuta bene quell’epopea. Ora penso che se uno fa il comico è meglio che continui a farlo, che poi un comico sperimenta la possibilità di libertà totale, che è più interessante ed entusiasmante di qualunque altra condizione, come ad esempio quella di leader politico. Comunque, chissà com’è il nuovo spettacolo, quasi quasi vado a vederlo”.
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