Beppe Grillo - foto Ansa

Il caso

Il Grillo calante si rannicchia nei teatri (non più palazzetti)

Marianna Rizzini

Dallo Tsunami tour alle sale di provincia: la parabola del fondatore del Movimento 5 Stelle, passato dai "vaffa" ai dietro le quinte

“Io sono un altro”, dice il titolo dell’ultimo tour teatrale di Beppe Grillo. E si vede, che è un altro, il comico che un tempo percorreva l’Italia a suon di “vaffa”, ed è un altro non soltanto per l’immagine che campeggia sulla locandina, dove un Grillo assorto pare quasi Mosé, al di sopra dell’omaggio al pirandelliano Vitangelo Moscarda di “Uno, nessuno e centomila”. È un altro, Grillo, in tutti i piccoli dettagli che parlano di una discesa verso un esilio auto-cercato, ma forse più precoce del previsto. Mi ritiro in teatro, diceva il comico quasi per scherzo ai tempi dell’ascesa del suo M5s, quando riempiva palazzetti da diecimila posti (Palalottomatica) e piazze da ventimila, anche nella stessa Cagliari dove il 9 aprile si è esibito al Teatro Massimo (700 posti), pieno quasi ovunque tra platea e loggione, dicono dal teatro stesso. E la differenza sta in quel “quasi” che un tempo non c’era, oltre che nelle dimensioni ristrette rispetto ai fasti degli anni d’oro, tra il 2012 dell’attraversamento a nuoto dello Stretto di Messina al 2018 del travagliato governo Conte I. Grillo stesso ha notato qualche sedia vuota, e subito gli è partita la battuta (“al sold-out preferisco il sold-in”), e anche se dal teatro rassicurano (“il pubblico gli vuole bene, e Grillo ha prolungato lo spettacolo per parlare con la gente”), la serata nell’altro teatro sardo, il Verdi di Sassari, dove Grillo ha portato il tour il giorno successivo, riempiendo quasi tutti ma non tutti i 450 posti, parlano di un ripiegamento simbolico rispetto alla ribalta diffusa dello Tsunami Tour del 2013, dove teatro diventava qualsiasi via di qualsiasi città o paese o borgo da cui lanciare frecce di irriverenza verso il “il Pdl e il Pdmenoelle”, in piedi su una cassetta della frutta.

Capricciosa sorte ha voluto, inoltre, che le due date sarde cadessero proprio nei giorni in cui la neopresidente della Regione Alessandra Todde, Cinque stelle più contiana che grillina, fosse alle prese con la formazione della giunta, motivo per cui si è fatta sentire con il fondatore, dicono nel suo entourage, senza però potersi presentare di persona. E che dire della data del 6 aprile, gran successo nell’avellinese, sì, ma nel raccolto teatro comunale di Lacedonia, dove spettatori composti hanno accolto colui che un tempo incitava le folle a votare orde di sconosciuti, pronti ad aprire il Parlamento come una scatola di tonno. Questo quando non le raccoglieva proprio, le folle, sotto a Montecitorio, con allarme generale su possibili incidenti (era l’aprile del 2013, e il comico, allora detto “ex comico” da quanto pareva preso da tutt’altro, lasciava correre sul web la frase “è golpe” di fronte al Napolitano bis, salvo poi rimangiarsela per l’eccessiva temperatura della piazza). “Io sono un altro”, dice Grillo, mentre fa battute sommesse sul Giuseppe Conte che non sembra neppure ascoltarlo, intento com’è a rosicchiare territori nel Risiko giocato con Elly Schlein. E l’essere altro si riflette nelle sfumature plumbee del cielo minaccioso dipinto sulla locandina dello spettacolo, e anche in quelle del cielo là fuori, nell’arena politica non più dipendente da una sua parola, al punto da snobbare consigli e allusioni pronunciati dall’ex collerico Grillo in versione placida, a passeggio su e giù per il viale del mezzo-tramonto mediatico.
 

Una parabola triste che si fa, a forza di battute, calice agrodolce da buttare giù nel ricordo di quando al teatro Brancaccio di Roma (1300 posti), nel 2016, accorrevano spettatori comuni, parlamentari di ogni casacca e persino avversari. “Che ha detto Grillo?”, si domandavano ansiosi i cronisti, ai tempi in cui anche un “bah” del comico era capace di muovere cento foglie, motivo per cui i suoi spettacoli potevano farsi canovaccio per retroscena notturni su misteriosi rivolgimenti parlamentari. Ma ora chissà: a oggi, per la data del 14 aprile al teatro Nazionale di Milano (1500 posti), restano ancora biglietti per un bel quarto di platea, e per quella del 18 aprile al teatro Olimpico di Roma, a giudicare dai quadratini colorati sul sito della biglietteria on-line, è possibile ancora spingersi con gli acquisti in quasi tutte le categorie di poltrona. “Ho detto ‘vaffa’ a tante persone”, dice Grillo a teatro, “e il risultato è che sono tutti al governo”: è una battuta, ma sembra il sigillo che cala inesorabile sullo spirito del tempo
 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.