Un anno senza Camilleri. Ricordi e critiche foglianti

Lo scrittore fa ancora parlare di sé (e vendere alla grande). Mentre il Montalbano della tv perde smalto, il suo protagonista di carta non molla. “Riccardino”, il libro pubblicato postumo, domina le classifiche (più del premio Strega)

“Diventato cieco mi è venuta una curiosità immensa di intuire cosa sia l'eternità, quell'eternità che ormai sento così vicina a me”, diceva. E la mattina del 17 giugno 2019, quella voglia se l'è tolta. Due giorni prima, mentre si stava preparando a partecipare con la sua Autodifesa di Caino allo spettacolo alle Terme di Caracalla, Andrea Camilleri veniva colto da un arresto cardio-respiratorio e trasportato in gravi condizioni all'ospedale Santo Spirito di Roma. È stato sepolto nel Cimitero acattolico di Roma, dopo aver ricevuto un funerale strettamente privato, com'era suo desiderio.

  

 

A un anno dalla sua morte, ha fatto un altro miracolo, come ha scritto Mariarosa Mancuso su queste colonneRiccardino– l’ultimo romanzo di Andrea Camilleri con Montalbano, che esce postumo nel primo anniversario – era già dal giorno prima in cima alle classifiche di Amazon. Dove i romanzi si possono prenotare, e se ordinati su Kindle arrivano allo scoccare della mezzanotte. Due volte nei primi dieci, ripetendo l’altro miracolo che vedeva nuovi Camilleri lanciati a scadenze regolari, con un effetto rinvigorente sugli altri titoli.Chi voleva obiettare alla parola 'miracolo', rifletta. Chi altri poteva trasformare un popolo non troppo incline alla lettura in un popolo di filologi? Del tutto involontariamente, peraltro”.

 

  

“Ha fatto più lui per far leggere gli italiani di tutti i saloni, le associazioni, i mesi intitolati ai libri, i festival, i tour di presentazione su e giù per la penisola”, scriveva sempre Mancuso nel giorno della sua scomparsa. “Andrea Camilleri ha colpito il cuore dei lettori come nessuno prima di lui. L’unico paragone potrebbe essere con Giovanni Guareschi. Né Susanna Tamaro né Oriana Fallaci né Luciano De Crescenzo, che pure hanno occupato a lungo le cronache libresche, appartengono alla stessa categoria. Neanche all’estero – dove vantano una solida tradizione in materia di bestseller – i lettori sono rimasti indifferenti, le traduzioni si contano a centinaia”.

 

 

Attenti però, diceva Giuliano Ferrara: “Il successo è sempre significativo, genera immedesimazione, emozione, produce risultati, e assume a volte il tratto dell’isteria collettiva, dell’indiscutibilità. Ha ragione Mariarosa Mancuso: il successo non deve essere invidiato, ma capito senza enfasi e senza il sopracciglio alzato. Al successo, nel consumo culturale e nel consumo politico, che sono sempre più parenti, non è dovuta obbedienza. E si può restare selettivi senza negarne i significati, e in certi casi la gloria”.

 

 

Camilleri “ha riverniciato la Sicilia che infatti solo nella Vigàta del suo commissario Montalbano non è più 'nero su nero', ma l’isola coloratissima dove anche l’omicidio è un divertimento da raccontare accanto alla pasta con le sarde e i broccoli di Adelina”, scriveva Carmelo Caruso, nel raccontare la lingua dello scrittore. “E dunque, ha vinto Andrea Camilleri che ci ha fatto parlare una lingua che è una sua eccezionale invenzione, non un dialetto ma un 'idioletto', appunto un nuovo idioma che viene già studiato dai linguisti e dai filologi, una lingua nata morta che solo Camilleri ha reso viva”.

 

 

E per quanto riguarda il Montalbano della tv? Per anni è stato il commissario più amato e più seguito dai telespettatori. Ma ora, dalla scrittura alla regia, si avverte la mancanza di Camilleri. “Stavolta il Salvo Montalbano trasfigurato nelle carni brunite di Luca Zingaretti ha deluso perfino gli aficionados più accaniti, gli onnipresenti davanti alla tv per ogni debutto ma anche per ogni replica, le groupies zingarettiane (d’accordo solo sulla buona tenuta del fisico del Nostro durante le nuotate dell’alba e del tramonto), i feticisti accalappiati dall’astuto grand tour sui luoghi siciliani del set: tutti hanno abbozzato mezze smorfie. Non proprio un’abiura, per carità, ma una disillusione amara, da mezza crisi di coscienza”. Così scrivevamo a marzo scorso, dopo avere visto una puntata è andata in onda in forte ritardo perché prima il presidente del Consiglio doveva avvertire a reti unificate che in tutta Italia si sarebbero chiuse le scuole, i teatri. I posti di Camilleri, come scriveva Adriano Sofri

  

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