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È morto Andrea Camilleri: ha colpito il cuore dei lettori come nessuno prima di lui

Mariarosa Mancuso

Ha fatto più lo scrittore siciliano per far leggere gli italiani di tutti i saloni, le associazioni, i mesi intitolati ai libri, i festival, i tour di presentazione su e giù per la penisola

Ha fatto più lui per far leggere gli italiani di tutti i saloni, le associazioni, i mesi intitolati ai libri, i festival, i tour di presentazione su e giù per la penisola. Andrea Camilleri ha colpito il cuore dei lettori come nessuno prima di lui. L’unico paragone potrebbe essere con Giovanni Guareschi. Né Susanna Tamaro né Oriana Fallaci né Luciano De Crescenzo, che pure hanno occupato a lungo le cronache libresche, appartengono alla stessa categoria. Neanche all’estero – dove vantano una solida tradizione in materia di bestseller – i lettori sono rimasti indifferenti, le traduzioni si contano a centinaia.

     

Uno e spesso più titoli in cima alle classifiche – l’ultimo è “Il cuoco dell’Alcyon”, uscito a fine maggio (si sussurrava, agli inizi, che gli aspiranti altri bestelleristi cercavano di incunearsi tra un camilleri e l’altro). Ogni novità immancabilmente rilanciava i libri precedenti, usciti da Sellerio o da altri editori: non c’è scrittore di grande successo che non diversifichi, prima o poi (Stephen King si inventò il nom de plume Richard Bachman, e poi lo fece morire di “cancro allo pseudonimo”: sono mercati più maturi, da noi il nome dello scrittore vale come garanzia). Il Montalbano televisivo con Luca Zingaretti dava altre spinte alle vendite, lo spin off “Il giovane Montalbano" contribuiva alla già enorme popolarità (senza contare l’indotto, vale a dire il turismo letterario, nei luoghi dove la serie – pezzo a pezzo come si usa al cinema, un po’ è Ragusa, un po’ Scicli, un po’ Modica – ha ricostruito la cittadina di Vigàta).

  

Una strepitosa – e generosissima – carriera da scrittore cominciata (per davvero, prima c’era stata qualche falsa partenza, una anche in poesia) a quasi 70 anni, dopo una vita trascorsa lavorando come regista alla Rai. L’occasione per impratichirsi con le tecniche del romanzo poliziesco: a Camilleri dobbiamo “Il tenente Sheridan” con Ubaldo Lay e “Le inchieste del commissario Maigret" con Gino Cervi, sceneggiati con un posto garantito nella storia della tv italiana.

   

La forma dell’acqua” – il primo romanzo con Montalbano, protagonista di una quarantina di titoli – esce nel 1994. Cinquemila copie di tiratura, il margine di errore con cui si lavora nell’editoria è sempre alto. Oltre al commissario, ci sono i romanzi storici come “La concessione del telefono”: nato da un vecchio carteggio ritrovato, relativo a una linea telefonica installata nel 1892, dopo pratiche amministrative che rasentavano il delirio. I labirinti della burocrazia hanno sempre il loro fascino, quantomeno letterario.

 

Alla fine del 2016, i titoli firmati Andrea Camilleri erano 102, e le copie vendute in Italia puntavano verso i 30 milioni. Abbastanza per interrogarsi sulle ragioni del miracolo, che invita all’emulazione, “in fondo che ci vuole? (nelle intenzioni almeno, nei fatti nessuno c’è riuscito). Primo: Andrea Camilleri racconta storie, con ritmo di chi vuole farsi ascoltare: le pause giuste, le digressioni che servono per tenere desta l’attenzione, i tormentoni – per esempio le telefonate “personalmente di persona”, i pranzi registrati con dettagli da commissario Maigret – che fanno la felicità (non solo dei lettori bambini). Secondo, i personaggi acchiappa-simpatie, a cominciare da Salvo Montalbano, che intrattiene – in una Sicilia parecchio nostalgica – una modernissima relazione a distanza con la fidanzata Livia. Terzo, la lingua: innesti di dialetto siciliano, vero o artefatto per l’occasione, che offrono al lettore il brivido di una letteratura posizionata più alta rispetto allo scaffale del poliziesco.

  

Una (seconda) vita sotto il segno del commissario Salvo Montalbano non può che chiudersi con Montalbano e con la sua ultima avventura. Andrea Camilleri raccontava di avere già scritto il romanzo, più di dieci anni fa, e lo aveva consegnato a Elvira Sellerio perché lo mettesse in cassaforte. Gli era venuta una bella idea, temeva l’Alzheimer (o che qualcuno si appropriasse del personaggio per seguiti apocrifi). Una cosa  soltanto sappiamo: “Montalbano non muore e nemmeno va in pensione”.