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Cacciato Mansfield, cacciare Paglia. Le università sono manicomi pol. corr.

Giulio Meotti

Cosa resta di uno dei principi cardine della vita universitaria occidentale, ossia la libertà di dire e di pensare? I casi del teorico della “manliness” e della femminista eretica

Roma. “Stiamo entrando in una pericolosa condizione sociale in cui l’espressione diretta di opinioni che confliggono con una ristretta serie di ortodossie viene immediatamente punita da una banda di vigilantes autonominatisi”, ha scritto Roger Scruton sullo Spectator di questa settimana rispondendo agli attacchi che hanno portato il filosofo conservatore inglese a essere cacciato dall’incarico gratuito di zar della commissione inglese sull’edilizia (Scruton aveva attaccato il Partito comunista cinese, Soros e l’espressione “islamofobia”).

 

Settimana proficua per i vigilantes. La Concordia University in Canada aveva invitato il professore di Harvard Harvey Mansfield a tenere il discorso di inizio primavera al Liberal Arts College. Poi l’università ha revocato l’ invito. Il preside Mark Russell ha inviato a Mansfield una lettera che esprimeva rammarico per il fatto che la facoltà e gli studenti “non sono in grado di raggiungere un consenso su ciò che volevamo ottenere con questo evento”. Russell si è lamentato del fatto che il comitato di selezione “abbia agito in buona fede ma piuttosto precipitosamente” quando ha invitato Mansfield in primo luogo.

 

Tra i maggiori esperti di Tocqueville e Machiavelli, nel 2006 Mansfield ha pubblicato un libro intitolato “Manliness” e l’attenzione del pubblico nei suoi confronti si è concentrata sulla sua sfida alle femministe occidentali.

 

Sul Wall Street Journal, Mansfield ha spiegato la vicenda: “Sono un professore conservatore maschio e bianco. Anche se insegno ad Harvard e faccio conferenze piuttosto spesso, non ricevo inviti per le occasioni in cui le università mettono in mostra i loro principi. Il mio ultimo discorso di inizio era per una scuola superiore privata nella California rurale. ‘Promuovere il primato della mascolinità’, apparentemente un riferimento al suo libro, ha attirato la loro ira”. Le università, aveva già scritto Mansfield, sono diventate “bolle di liberalismo decadente” che risale agli anni Sessanta, quando fu sferrato “un attacco al liberalismo, non al conservatorismo”. E’ una piccola rivoluziona fatta di multiculturalismo (“la convinzione che tutte le culture sono uguali, quindi nessuna è meglio di un’altra e questo perché non c’è davvero alcuna vera cultura”) e di “relativismo del pensiero postmoderno”.

 

“Quando ero molto più giovane e uno studente negli anni ‘50, il senatore Joseph McCarthy e i suoi alleati andarono sul sentiero di guerra contro le università, chiedendo di escludere i professori comunisti” conclude Mansfield sul WallStreet Journal. “Sono stato escluso dalla Concordia University nel nostro vicino libero a nord, non come membro di un’organizzazione cospirativa al servizio di una potenza nemica, ma semplicemente per avere opinioni condivise dalla metà della popolazione americana, e forse anche quella canadese”. Nelle stesse ore, gli studenti partivano all’attacco di Camille Paglia, femminista eretica, lesbica, troppo eretica per i benpensanti. Così, la settimana scorsa un migliaio di studenti della sua University of the Arts, a Philadelphia, hanno chiesto che fosse licenziata, niente meno. Le contestano di aver pensato e scritto cose inaccettabili sui trans e sul MeToo. “Camille Paglia dovrebbe essere rimossa e sostituita da una persona queer di colore” recita la petizione studentesca. “La University of the Arts deve finirla di mettere a disposizione di Camille Paglia ulteriori piattaforme e deve scusarsi per la sua reazione imbarazzante a questa situazione”.

 

Il preside della University of the Arts, David Yager, ha rispedito al mittente la richiesta di licenziamento di Camille Paglia. Mansfield è stato meno fortunato e ha trovato un burocrate pavido e succube del mob accademico. Come se soltanto un colpo di fortuna potesse ormai salvare quel che resta di un principio cardine della vita universitaria occidentale. La libertà di dire e di pensare.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.